Pdl, due ore di autoanalisi poi arriva l'intesa

RomaPer il Pdl due ore di autoanalisi alla Camera per arrivare a una conclusione confessata da più di un partecipante: «Senza Berlusconi il partito si scioglie come neve al sole». Più che falchi e colombe, governativi e antigovernativi, la riunione del gruppo a Montecitorio è una sorta di sfogatoio abbastanza disordinato. E martedì sera ci sarà il bis perché «come si fa a parlare solo per cinque minuti a testa?», si lamenta qualcuno.
Apre le danze Angelino Alfano: «A nessuno sfugge che questa coalizione non ha precedenti nella storia. C'è quindi la necessità di avvitare i bulloni di questa macchina». Si resta nella maggioranza. Si combatte ma si resta. Altro tema: il partito. Dice poco, però: «È una fase delicata. Siamo in una fase di transito a una nuova formazione politica. La convocazione degli organi avverrà quando la decisione sarà matura e sarà comunicata dal presidente Berlusconi». Il quale è assente. Terzo tema: la politica. «Sulle varie questioni ritengo che occorra un raccordo solido tra i ministri, i sottosegretari, i presidenti delle commissioni del Pdl, con il territorio».
Poi è la volta di Brunetta e quindi di Capezzone: entrambi sul tandem dell'«incalziamo duramente il governo sui temi economici». Altrimenti? Altrimenti si vedrà anche perché prende la parola Fabrizio Cicchitto. «Dobbiamo dare sostegno alla delegazione del Pdl nell'esecutivo - dice -. Non c'è alternativa». Davanti a lui, tutti i ministri: oltre ad Alfano, Maurizio Lupi, Nunzia De Girolamo, Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin. Poi parla del partito: «Vogliamo cambiare? D'accordo. Ma voglio discutere di partito nelle sedi opportune e non farmi scegliere un modello di partito calato dall'alto». Quindi parla del leader: «Manifestazioni in piazza a favore di Berlusconi vanno bene ma non come quelle di piazza Farnese o davanti alla sua villa ad Arcore. Allora si faccia una mega manifestazione con migliaia di persone». L'applauso è scrosciante. Sarà l'unico battimani assieme a quello tributato a Mariastella Gelmini che chiosa: «Dobbiamo stare nel governo e pressare il premier affinché faccia e non rimandi - dice -. Ma soprattutto evitiamo di copiare il Pd e dividerci. Dobbiamo restare uniti». Eppure, un graffio a Cicchitto arriva da Stefania Prestigiacomo: «Scusa, non me ne volere, Fabrizio - dice rivolta all'ex capogruppo -. Ma stiamo meglio con Brunetta capogruppo rispetto a quando c'eri tu». Ruggini.
Già, le divisioni. Dei governativi parla solo Quagliariello per rassicurare tutti: «Io non faccio niente contro Berlusconi, sia chiaro». Poi è la volta di Enrico Costa: «Capisco i molti mal di pancia tra noi. Ma ricordiamoci la manifestazione di piazza del Popolo a Roma. Allora eravamo terrorizzati che al Colle arrivasse Prodi o Rodotà. Così non è stato. È stata una nostra vittoria. Non guardiamo sempre il bicchiere mezzo vuoto». Certo, c'è da battagliare quotidianamente. Prendere il caso Santanchè.


Sempre Costa certifica che tutto il partito farà quadrato sul nome della «pitonessa»: «Non possiamo mica farci fare l'esame del sangue da quelli del Pd». Annuiscono tutti, Santanchè inclusa, che però resta in silenzio.

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