Il Pdl e il nodo della grazia: vogliamo avere solo giustizia

Giallo su una dichiarazione di Longo sulla richiesta di intervento di Napolitano

Il Pdl e il nodo della grazia: vogliamo avere solo giustizia

Grazia sì o grazia no? De­ciderà Berlusconi in persona la prossima mossa. Mariastella Gelmini sintetizza così: «Le scel­te personali e politiche del no­stro leader spettano a lui e sol­tanto a lui. Qualsiasi decisione prenda, il Pdl sarà unito e com­patto ». Tuttavia nel pomeriggio di ieri c’è una sorta di giallo.Pie­ro Longo, avvocato del pre­mier, ammette: «La grazia verrà prima o poi formalmente richie­sta »; ma poi smentisce: «Non ho detto questo. Ho detto inve­ce che il primo a sapere che la domanda di grazia sarà avanza­ta sarà il capo dello Stato. Per ri­spetto istituzionale. Il collegio di difesa sta vagliando tutte le opzioni di carattere giuridico e istituzionale. E la grazia rientra certamente tra le opzioni che stiamo esaminando». E l’altro avvocato, Franco Coppi, am­mette: «Allo stato ci sono buone probabilità, ma ancora non è stato deciso niente». Se da una parte c’è chi pensa che Napolita­no «non poteva far di più»; dal­l’altra c’è chi si lamenta: troppo poco, Berlusconi non ceda.
A freddo,il Pdl s’interroga sul­la nota quirinalizia. In chiaro tutti tacciono o quasi perché l’ordine da Arcore è di non dar fuoco alle polveri. Ma, off the re­cord , in molti temono il «trappo­lone ». Napolitano chiede tanto a Berlusconi ma garantisce po­co. Soprattutto non fa alcun cen­no al problema «incandidabili­tà », su cui la giunta del Senato si dovrà esprimere a settembre. Il nodo è lì.Sull’ormai famosa agi­bilità politica che per il Pdl è un’esigenza di giustizia. Allora che farà il Colle? Il timore è che «se ne lavi le mani» dicendo che non può certo intervenire su una questione che compete al Parlamento e non al Quirinale. Berlusconi verrebbe buttato fuori dal Senato punto e basta. A prescindere dalla grazia. Cer­to, potrebbe fare il «padre nobi­le » del centrodestra; una sorta di Grillo forzitaliota, in balìa del­le procure, pronte a premere il grilletto sugli altri procedimen­ti aperti.
Il Pdl mette quindi sulla bilan­cia la richieste e le guarentigie quirinalizie. Le richieste: il ca­po dello Stato impone al Cava­liere di iniziare a espiare la pe­na; di smentire se stesso accet­tando la sentenza e implicita­mente ammettere la sua colpe­volezza; di togliere dal mazzo la carta «crisi di governo»; avverte che se crisi sarà, mai e poi mai scioglierà le Camere; lavora af­finché il governo Letta arrivi fi­no alla presidenza italiana del Consiglio europeo, che inizia il 1˚ luglio 2014. Veniamoalle ga­ranzie. Napolitano dice solo che «valuterà» la grazia. Meglio se richiesta, chinando il capo e facendo mea culpa . Un pidielli­no sintetizza: «Il messaggio di Napolitano è “Stai tranquillo, inizia a espiare la pena che tan­to in carcere non ci finisci; am­metti che sei un delinquente, non rompere le scatole a Letta jr., ritirati dalla vita politica e ve­drò di farti fare pochi servizi so­ciali”. Sai che concessione...».
Chi non si nasconde è Mauri­zio Bianconi, tesoriere del Pdl, che su Facebook scrive: «Napoli­tano, con il richiamo a Forlani una via l’ha indicata:ammissio­ne ai servizi socia­li riabilitativi. In­somma da vero comunista consi­glia i­campi di ria­bilitazione. E noi? Contenti co­me Pasque ». E an­cora: «Napolita­no, attribuendo alla magistratura non l’applicazio­ne delle leggi ma il controllo di le­galità del sistema si piega ai prin­cìpi della magi­stratura militan­te e sovversiva, una verità. Lo ve­di che, gratta grat­ta, il comunista, anzi lo stalinista, viene fuori? E i no­stri? Son conten­ti. Bah...».
Michaela Bian­cofiore invece ri­lancia sul ricorso alla Corte di giu­stizia Ue: «Nella dichiarazione del Colle non c’è affatto scritto che Berlusconi deb­ba fare un passo indietro su quelli che sono i suoi di­ritti. Se Berlusco­ni ritiene - come ritengono dieci milioni di italia­ni - che la sentenza sia politica, ha tutto il diritto di fare ricorso in Europa».

E sulla minaccia del Colle di non sciogliere le Came­re fa spallucce: «Ovvio che cer­cherebbe di trovare un’altra maggioranza. Ma se non ci fos­se, come hanno detto Grillo e Casaleggio? Non potrebbe far altro che indire le elezioni».

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