Il Pdl fermi la giostra delle primarie

Che senso ha innescare una inevitabile guerra civile alla vigilia di una campagna elet­torale che si presenta come la più difficile di sempre?

Dodici, forse quindici. Alla fiera del­le primarie Pdl i candidati si spre­cano, spuntano e scompaiono co­me funghi. È più che altro una fie­ra delle vanità della quale sfuggono senso e utilità. Non mi sembra che l’elettorato sia an­sioso di scegliere tra una offerta politica che re­sta confusa e che nella maggior parte dei casi rappresenta doppioni. Per fare chiarezza mancano i tempi, per farle bene mancano i soldi. Eppure il segretario Angiolino Alfano non molla: le consultazioni, dice, s’hanno da fare. In linea di principio condividiamo, è che la situazione è talmente pasticciata e gli even­ti in evoluzione che la soluzione alla fine po­trebbe essere peggio del problema di una lea­dership non certificata dalle urne.

Che senso ha innescare una inevitabile guerra civile alla vigilia di una campagna elet­torale che si presenta come la più difficile di sempre? O si trova un accordo per presentare due, tre candidati che rappresentino le diver­se anime e che si impegnino a un patto di ferro post primarie o meglio lasciare perdere. Ci so­no un presidente, Berlusconi, e un segretario, Alfano: decidano loro chi dovrà essere il candi­dato premier ed evitiamo il ridicolo di una competizione a quindici che alla fine, ovvia­mente, non farebbe che indebolire tutti fosse solo per la dispersione dei già pochi voti.

Tra pochi giorni si entra in clima natalizio. Abbiamo già i nostri, non pochi, problemi e l’interesse per la politica è al lumicino. Con­serviamo le energie per la partita vera senza stressare inutilmente gli elettori. La sfida la si vincerà con persone credibili e programmi chiari, possibilmente nel solco della tradizio­ne liberale. Entrambe le cose non mancano nel centrodestra, sono solo oscurate da logi­che di partito che, queste sì, possono essere la tomba del Pdl.

Se Alfano insiste nella sua linea le primarie probabilmente si faranno, ma sarà poi dura riassemblare i

cocci. Col rischio che lo stesso segretario esca sì vincitore ma in realtà inde­bolito da un risultato non adeguato, per via dell’affollamento, a guidare con mano ferma il secondo partito del Paese. Meglio pensarci bene.

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