La Padania esiste. «Nel presente ed è proiettata nel futuro», assicura lo studioso Stefano Bruno Galli, docente di Storia delle dottrine politiche allUniversità degli Studi di Milano. E il fatto che non abbia mai preso le sembianze di un vero e proprio Stato, non scoraggia i simpatizzanti della Lega, né gli intellettuali vicini a Bossi, come lo stesso Galli.
Sgombriamo il campo da un equivoco. Fini, quando afferma che la Padania non è mai esistita, ha tecnicamente ragione. Le stesse pubblicazioni leghiste non riescono a dimostrare lesistenza di unistituzione padana consolidata nel corso dei secoli. Giancarlo Pagliarini e Gilberto Oneto, nel loro saggio del 1998, Le 50 ragioni della Padania, popolarissimo tra i simpatizzanti di Bossi, scrivono «che la Padania ha avuto lunghi periodi di unità, con i Longobardi, allinterno dellImpero Romano-Germanico, con la Repubblica Cisalpina, e poi con il napoleonico Regno dItalia che comprendeva solo la parte settentrionale della penisola».
Citazioni che risultano, peraltro, approssimative. La Repubblica Cisalpina, riunì la Lombardia, lEmilia-Romagna e piccole parti di Toscana e Veneto, mentre il Regno dItalia era limitato allItalia centro-orientale. E anche andando indietro nel tempo lalleanza di Pontida del 1167 accomunò sedici città lombarde, venete ed emiliane, ma non il Piemonte, né il Friuli. Ripercorrendo la storia appare evidente che le attuali regioni del Nord non sono mai state governate in modo unitario prima della nascita dellItalia nel 1861.
Eppure, se anziché esaminare la storia delle istituzioni si considera quella dei popoli, la Padania non appare come unentità astratta, ma unarea geopolitica omogenea. «Se noi valutiamo virtù civiche, usi, costumi, mentalità collettive, culture, spinte economiche e produttive, attaccamento al territori appare evidente che le regioni del Nord per quanto variegate, convergono verso lunità», dichiara il professor Galli al Giornale. «Anche geografica, come scrisse Montesquieu addirittura nel 1728 nel suo Viaggio in Italia», puntualizza.
Paradossalmente i primi a parlare di Padania, nel dopoguerra, sono stati dei pensatori comunisti. Nel 1985, ad esempio, lIstituto di storia contemporanea di Ferrara, fondò una rivista intitolata: «Padania: storia, cultura, istituzioni». Il direttore, il marxista Franco Della Peruta, scriveva che «nello spazio geografico attorno e lungo il grande fiume si è sviluppata una civilizzazione con caratteri fortemente similari». La primogenitura, insomma, non è di Umberto Bossi e nemmeno di Gianfranco Miglio. Dieci anni prima, nel 1975, Guido Fanti, esponente del Pci e presidente della Regione Emilia-Romagna in unintervista alla Stampa dichiarò che per battere la crisi economica sarebbe stato necessario creare una macroregione del Nord. Tesi a cui lo stesso Miglio applaudì con un articolo sul Corriere della Sera.
«Quello della Padania è un mito politico efficace, di forte richiamo, ma non è uninvenzione propagandistica - continua Galli - proprio perché fondato su studi credibili di autori non schierati».
Come dire: la Padania esiste. Tutto dipende da come la guardi.
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