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La penale di Di Pietro: se abbandoni l'Idv paghi 100mila euro

Una clausola interna prevede che chi abbandona l'Idv debba pagare una penale, oltre a una quota mensile di 3500 euro come rimborso al partito che lo ha fatto eleggere. E' successo così a Mattero Riva, consigliere regionale emiliano. E la vicenda finisce in tribunale

La penale di Di Pietro: se abbandoni l'Idv paghi 100mila euro

Antonio Di Pietro non perdona i "traditori". Lui concepisce solo fedeltà e dedizione al partito. E se qualche malcapitato decidesse di non credere più nei valori dell'Idv, ecco che si ritrova in aula di tribunale.

Così è successo a Matteo Riva, consigliere comunale di Reggio Emilia e dal 2010 esponente dell’assemblea regionale. Il "disertore", dopo aver abbandonato le fila Idv e aver aderito al gruppo Misto, si è visto notificare un’ingiunzione di pagamento di 130 mila euro più interessi.

Motivo? Gli eletti devono sottoscrivere una clausola - contenuta in un documento interno e riservato al partito - che prevede, in caso di interruzione di mandato per espulsione, dimissioni o altri motivi, il pagamento di una salatissima penale: 100mila euro.

I restanti 30 mila euro chiesti a Riva corrispondono invece alle quote mensili non pagate al partito dal momento in cui lo ha abbandonato fino a fine legislatura. Insomma, uscire dall'Idv del democratico Di Pietro costa. E pure tanto.

Nelle "condizioni contrattuali" del partito, è inoltre previsto che il candidato si impegni a versare per l'intero mandato 3500 euro al mese come rimborso delle spese elettorali, che però si riducono a 1500 euro se uno si iscrive al partito. Assicurazione economica o deterrente contro le diserzioni: chiamatela come vi pare, ma la sostanza è che Di Pietro ci guadagna sempre.

Perché intanto chi non firma il documento vincolante non potrà mai essere candidato. E poi perché se il candidato dovesse andare via, l'Idv si vedrebbe ripagate le spese elettorali dovute alla sua elezione.

La causa Riva è finita al tribunale di Reggio Emilia e verrà discussa a luglio. Si preannuncia già battaglia in aula, ma l'Idv non ha dubbi sull'esito del processo. "E' un meccanismo studiato in base alla legge elettorale. Tutto il partito ha collaborato all'elezione spalmata su ben 9 province quindi anche se egli è passato al gruppo misto deve onorare l'impegno collettivo di chi l'ha fatto eleggere", ha spiegato a ItaliaOggi l'amminstratore del partito e braccio destro di Tonino, Silvana Mura.

Ma Riva non si dà per vinto. E denuncia la mancanza di democrazia nell'Idv. "Ho sostenuto le spese della campagna elettorale di tasca mia e nessuno mi ha rimborsato nulla...Quel contratto mi è stato imposto, non sottoposto, quindi non valido".

Con lui si schierano due assessori (che però hanno mantenuto la tessera Idv), Claudio Zoboli e Salvatore Di Gregorio, che hanno scritto a Di Pietro lamentando che "non si può obbligare nessuno a militare in un partito e non si può costringere alcun eletto ad avere un vincolo di mandato". Cosa sancita peraltro dall'articolo 67 della Costituzione. Ma a Di Pietro questo non importa.

E c'è da scommettere che si aggrapperà alla differenza tra parlamentare e consigliere regionale.

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