«Sembrava un vecchio di 80 anni: mi ha chiesto un euro delemosina. Era la quarta persona che lha fatto ieri, mentre tornavo a casa da piazza Omonia al mio quartiere di Exarchia, dietro il Museo archeologico nazionale, una passeggiata di dieci minuti nel centro di Atene - racconta al Giornale Nassos Vaghenas, uno dei più raffinati poeti greci e docente di Letteratura alluniversità ateniese-. Quattro persone: una statistica quotidiana dei mendicanti ormai abituale quando cammino nella mia città. Non sono zingari o drogati, ma persone dallaspetto normale: un 50enne che ha perso il lavoro, due giovani che forse non lhanno ancora trovato, visto che qui 54 ragazzi su cento sotto i trentanni sono disoccupati. Ma quel vecchio lho guardato meglio e lho riconosciuto: era il mio compagno di banco al liceo! Aveva un negozio di fotografia, la sua passione, che ha chiuso a causa della crisi, come quasi la metà dei negozi ateniesi. È un mio coetaneo, 67 anni, ma ne dimostra dieci di più. Da un anno vaga per le strade a chiedere un aiuto al prossimo: che lavoro può ritrovare, alla sua età?»
Se Vaghenas dovesse scrivere un libro sullAtene dellanno di disgrazia 2012, comincerebbe certo da questo triste ritrovarsi. Ma anche dalla processione di carrelli rubati ai supermercati che sfilano ogni notte ad Atene: «Li vedo dalla mia finestra, ma so che hanno invaso anche le periferie. Sono trainati da immigrati, ma anche da tanti pensionati affamati: rovistano metodicamente nei rifiuti, alla ricerca di avanzi di cibo ancora commestibile, oppure di qualsiasi cosa sia rivendibile in centri di raccolta improvvisati da una rete di "padroncini del riciclaggio": una allucinante raccolta differenziata». Scene di ordinaria povertà. Anche se accanto a questi nuovi poveri, cè anche lAtene non intaccata dalla bancarotta. La puoi incontrare nei bar allaperto nel quartiere chic di Kolonaki, alle pendici della collina del Licabetto, da sempre il ritrovo della jeunesse dorée ateniese. Bar tuttora pieni zeppi, anche se persino qui molti caffè hanno chiuso. Lateniese medio, invece, quello a cui hanno tagliato circa un terzo dello stipendio (uninsegnante liceale di ruolo da 15 anni, ad esempio, nel 2009 guadagnava 1600 euro netti al mese, ora se ne ritrova 960 in busta paga) al ristorante o a bere un bicchierone di frappè nazionale, ossia di caffè in polvere shakerato con ghiaccio e un goccio di latte, non ci va quasi più.
«Io e mio marito siamo entrambi docenti universitari - ci racconta Antigoni Liberaki, economista allateneo della capitale -. Prima della crisi uscivamo due o tre volte la settimana a cena, ora non più di una volta, quando capita, fra i tagli agli stipendi e laumento delle tasse». Il Comune di Atene, per rianimare le sere di questa città che un tempo viveva 24 ore su 24 e ora serra invece porte e finestre dopo le nove di sera - anche per proteggersi dalla crescente microcriminalità - ha lanciato uniniziativa in prova per le prossime quattro settimane: «Oggi si esce», nel senso che si va fuori a cena o a godersi il fresco in un caffè allaperto: i ristoratori che hanno aderito offriranno ogni martedì un menu per dieci euro, un caffè per due euro, un cocktail per cinque: se liniziativa avrà successo, continuerà per tutta lestate.
«Certo, il clima psicologico ad Atene è fra lansioso e il rassegnato- continua Liberaki- Noi abitiamo a Pangrati, un quartiere multietnico nè centrale nè periferico, ci abitano persone del ceto medio ma anche molti immigrati storici, con famiglie. Sono i più intimoriti qui ad Atene anche perchè sono diventati il capro espiatorio della rabbia di molti greci, soprattutto dei pestaggi organizzati dal movimento neonazista Chrysi Avghì, purtroppo appena entrato nel Parlamento con il 7 per cento dei voti. Molti stranieri tornano nei Paesi dorigine.
Su Atene cala la sera, la processione dei carrelli ricomincia il suo girone infernale. Ma ieri, almeno, si è festeggiato per le strade: lOlympiakos ha vinto gli Europei di pallacanestro. Un segno di speranza.
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