Pensioni, rischia di affondare l'unica riforma del Professore

Pensioni, rischia di affondare l'unica riforma del Professore

RomaProprio mentre il governo è a caccia di soldi per scongiurare l'aumento dell'Iva e blindare la legge di stabilità (l'ex finanziaria) che oggi approda al Consiglio dei ministri, aumentano i timori per la falla che si potrebbe aprire sulla previdenza. La vicenda è quella raccontata ieri dal Giornale. Una proposta di legge votata da tutti i partiti in commissione Lavoro della Camera, primo firmatario l'ex ministro Cesare Damiano (Pd), modifica e ammorbidisce la riforma previdenziale per una platea di pensionandi che è difficile quantificare. Tra le altre cose, la proposta reintroduce le pensioni di anzianità e un sistema a scalini, ma i firmatari sarebbero disponibili a rinunciare a questa parte. Per coprirla potrebbero servire dai 5 miliardi quantificati dai firmatari, ai 32 miliardi, cifra che in questi giorni circola tra il ministero dell'Economia e l'Inps. Senza i nuovi scalini, la cifra scenderebbe a 15 miliardi.
In questo caso verrebbe smantellata, di fatto, l'unica vera riforma del governo Monti. Quella che ha effetti strutturali e, soprattutto, porta risparmi certi.
Che il ministro del Lavoro Elsa Fornero si aspettasse un'imboscata previdenziale è testimoniato da una lettera alla commissione scritta in agosto, nella quale si sottolinea proprio «il rischio di misure che, se non adeguatamente comprese in sede internazionale, compromettano gli sforzi di stabilizzazione finanziaria». La conseguenza paradossale sarebbe in effetti che, nei primi anni, prima che la riforma vada a regime, il costo delle modifiche superi i risparmi della riforma stessa. Tre miliardi l'anno fino al 2019. Fornero chiede per questo di «fare ogni sforzo per non compromettere la stabilità dei conti». Sugli esodati, al massimo, ci sarà una valutazione «caso per caso».
Damiano resta fermo sulle sue posizioni: «Bisogna semplicemente riparare a un errore trovando le risorse nel modo più appropriato: se le proposte contenute nella proposta di legge 5103 non sono ritenute sufficienti, la legge di stabilità e la spending review 2 sono una buona occasione». Non ci crede Giuliano Cazzola, del Pdl: «Questo provvedimento lo abbiamo caricato come un tir, ma se va bene uscirà con le dimensioni di una motoretta. Il rischio è illudere migliaia di persone».
Essendo un disegno di legge, l'iter è lungo e tutte le correzioni sono possibili. È invece chiusa la legge di stabilità, che oggi sarà approvata dal Consiglio dei ministri. Confermato l'impianto anticipato in questi giorni. Circa 10 miliardi di euro, per lo più per coprire un nuovo rinvio dell'aumento dell'Iva di due punti, che dovrebbe scattare in luglio. Ieri la polemica si è concentrata sui possibili tagli alla sanità. Ai ferri corti il ministero dell'Economia il e ministro della Sanità Renato Balduzzi, deciso a scongiurare il taglio di 1,5 miliardi, del quale si dovranno fare carico le Regioni.
«Qualcuno forse ci starà lavorando, io no», ha assicurato il ministro. La posta più grande è appunto l'aumento dell'Iva. «Faremo di tutto per evitare l'aumento», ha confermato ieri il ministro dell'Economia Vittorio Grilli. Per questo servono 6,5 miliardi. Tra le altre misure, la «spending review due» dalla quale sono attesi risparmi per 4,5 miliardi, un mini taglio alle agevolazioni fiscali da due miliardi e la restituzione dell'Imu ai Comuni per otto miliardi.

Possibile che nella legge trovi spazio una misura annunciata nei giorni scorsi: la rimozione delle condizioni di favore di cui gode Ryanair, dal contratto di lavoro, agli incentivi e alle agevolazioni concesse dagli aeroporti.

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