La prima mossa la fa Re Giorgio. «Complimenti per lo splendido successo alle primarie e auguri per il futuro. Ora caro Matteo, come sai bene, ti aspetta un impegno importante». La telefonata è «schietta», «affabile», «cordiale» ma non ancora affettuosa, e si conclude con un invito sul Colle: «Vediamoci presto». Quello di Napolitano però non è solo un gesto di cortesia o un obbligo protocollare nei confronti del nuovo segretario del Pd, è anche una piccola apertura di credito, quasi l'offerta di un patto. Secondo il Quirinale infatti è impossibile assicurare stabilità al governo senza coinvolgere Renzi, incoronato leader del primo partito della maggioranza. L'exploit del sindaco, la sua schiacciante vittoria, la sue parole contro «gli inciuci» e le sue convinzioni fortemente bipolariste hanno messo un po' in difficoltà l'asse governista. Napolitano, Letta e Alfano sono apparsi tra gli sconfitti delle primarie. Ma il capo dello Stato ha già pronto un piano B, un accordo di ferro Letta-Renzi, una formula che metta al sicuro l'esecutivo di transizione senza frenare le ambizioni di Matteo e il ritorno alla normalità, destra contro sinistra.
Domani il premier si presenterà al Parlamento per riottenere la fiducia. Il patto che il presidente si prepara ad officiare prevede che prima, in queste ore, i due dioscuri democratici si mettano d'accordo su un programma di governo rapido ma abbastanza corposo. Un pacchetto di cose da fare durante il 2014, con la riforma elettorale in testa. Ma per il Colle non sarà sufficiente cambiare la legge quel tanto che serve per mettersi in regola e anticipare le motivazioni della Corte Costituzionale che l'altra settimana ha cassato il Porcellum.
No, quello sarebbe un obiettivo troppo «minimalista», di scarso respiro, quando invece, vista la situazione e la disaffezione della gente nei confronti della politica, occorre una «soluzione adeguata ai tempi». La riforma dovrebbe cioè contenere dei cambiamenti significativi, come la riduzione del numero dei parlamentari e il superamenti del bicameralismo perfetto che è causa di tante lungaggini. Una simile soluzione andrebbe incontro a Renzi e, come gradito effetto collaterale, allungherebbe il brodo e la vita del Letta 2. Poi, ovviamente, l'economia. E anche qui secondo Napolitano si possono trovare punti di contatto con il segretario del Pd: giovani, lotta alla disoccupazione, interventi sul cuneo fiscale, privatizzazioni, revisione della spesa.
Basterà tutto ciò per contenere la voglia di cambiamento incarnata dal movimentista Matteo? Letta, che vede Renzi per un'ora e posta una loro foto sorridenti su Twitter, ostenta ottimismo. È vero, dice, la nostra base è contro le larghe intese e non vuole più essere alleata con il «berlusconiano» Alfano. Però, aggiunge, sarà difficile per il segretario far cadere un governo guidato da un altro leader del Pd. «Colloquio fruttuoso, lavoreremo insieme», recita il comunicato congiunto. Ma non sarà facile, il sindaco terrà Palazzo Chigi sotto pressione.
Sarà per questo che un altro rottamato come Angelino Alfano, più volte maltrattato da Renzi nei giorni scorsi, adesso cerca un contatto con il sindaco. «La sinistra ha scelto un leader che si confronterà certamente con la fatica di un sostegno a un governo in un momento di difficoltà del Paese», dice il ministro dell'Interno. Più che un auspicio, sembra una forma di esorcismo.
Gli alfaniani non sono pronti, Ncd ha bisogno almeno di un annetto per non farsi cannibalizzare da Forza Italia. Per questo ora trattano. «Accettiamo la sfida - afferma Maurizio Lupi - patto di governo chiaro, concreto e legge elettorale bipolare». Maurizio Sacconi entra più nel dettaglio. «L'ambizione dell'esecutivo di transizione deve essere di cambiare il nostro assetto istituzionale secondo il modello del sindaco d'Italia». Riforme difficili, tempi lunghi.
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