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Pizzarotti vuole psicanalizzare i cittadini di Parma

Spunta la psicologa alle assemblee di quartiere. Elettori sconcertati

Pizzarotti vuole psicanalizzare i cittadini di Parma

Parma - Ora il sindaco ci prova con la psicoterapia. E mette «in analisi» i cittadini. È così che un gruppo di abitanti di Parma, chiamati a raccolta per le prime due assemblee di quartiere dell'era a cinque stelle si sono trovati di fronte, oltre a vicesindaco ed assessori, anche una psicologa. Dopo 4 mesi di governo, Federico Pizzarotti ha deciso di dedicare l'autunno agli «stati generali» del suo operato. Si fanno assemblee su tutto, sul welfare, sulla cultura, sull'associazionismo: la parola d'ordine è «incontriamoci e parliamo». Tu chiamalo, se vuoi, brain storming o, più prosaicamente, appello alla cittadinanza per farsi venire qualche idea. Mercoledì scorso al quartiere Pablo è andata un po' meglio, come una medicina di cui già si conosce il sapore, ma il primo degli incontri, svoltosi nel quartiere Lubiana qualche giorno fa, si è trasformato in un mini show a mezza via fra il reality e l'incentive. Senza scomodare le riunioni degli alcolisti anonimi o i corsi per fidanzati, dove si è costretti a mettere a nudo «la propria storia», per i parmigiani si è trattato di una prova che non tutti hanno gradito anche se poi, come a scuola, chi ha deciso di restare, è rientrato nei ranghi ubbidendo a chi stava in cattedra. L'incontro comincia con una buona mezz'ora in cui vicesindaco e assessori spiegano il loro operato. Accanto a loro siede una signora bionda, definita «una professionista», cui viene poi chiesto di scendere fra il pubblico per cominciare «il lavoro». Lei, con toni rassicuranti, invita i presenti a disporsi a gruppi di 20 per iniziare a discutere. Il nuovo verbo grillino ha la grazia di Laura Castaldini, psicologa e psicoterapeuta in imbarazzo quando un pugno di cittadini abbandona la sala. «Dovete venire qui con delle idee, non chiederle a noi», commenta un signore, andandosene. «Dov'è la novità?», si chiede un omino col maglione rosso «questa è una riunione di grillini o della giunta che dovrebbe illustrare che cosa intende fare per il mio quartiere?». Gli animi si scaldano, ma la «professionista» spiega che si tratta di una mezz'oretta per raccogliere le richieste da girare a consiglieri ed assessori. Si spostano seggiole, con il passamano si distribuisce una scheda di gradimento a crocette, come i questionari degli hotel. Poi compare il foglio bianco: la «tabula rasa» da vergare con tutto quello che passa nella mente e che nel quartiere non funziona. La sala è un brulicare di voci. Così i cittadini diventano personaggi e s'illudono di aver «partecipato» alla cosa pubblica. C'è la «vecchiaccia», come si definisce Franca, che difende questo metodo con aria da «partecipante scafata». C'è la «timida» che accusa: «In queste occasioni parlano sempre i soliti che hanno una bella eloquenza». Poi c'è la «minacciosa»: «Non vi faremo scampare», ammonisce letteralmente gli assessori che rispondono porgendo l'altra guancia: «Non chiediamo di meglio». Così fra buonismo, demagogia e briciole di potere, quando i «capogruppo» sono chiamati ad esporre i desiderata, il risultato delude. Le priorità sono sempre le stesse: segno che dovrebbe già essere fin troppo chiaro da dove si doveva, o si dovrebbe, ripartire per migliorare la città. Curiosamente sul sito del Comune l'incontro viene postato, ad imperituro esempio di democrazia della base: peccato che la versione non sia integrale, ma «epurata» dai momenti di tensione iniziale. Si chiama processo di rimozione.

Ma la psicanalisi e la terapia questa volta non c'entrano.

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