Roma - Mamma li Saraceni. Sono loro la vera minaccia per il made in Italy agroalimentare con i loro grani barbari. Ne sono persuasi i deputati pentastellati che nella proposta di legge 1407 presentata il 23 luglio 2013 in materia di «contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari», così argomentano: «Negli ultimi anni il fenomeno della contraffazione agroalimentare è esploso in maniera significativa e spesso incontrallabile, danneggiando sia i produttori» che «i consumatori», i quali si «illudono di consumare prodotti made in Italy ignorando l'effettivo contenuto e la reale provenienza di tali prodotti». Fin qui tutto bene, come diceva quello che precipitava dalla cima di un grattacielo. Il problema è l'atterraggio. Ovvero l'esempio: «La pasta venduta in Italia che è prodotta per un terzo con grano saraceno». Che è, per chi non lo sapesse, un innocuo cereale (anche se scientificamente non appartiene alle graminacee) diffusissimo in Italia - in Valtellina è usato per la preparazione dei pizzoccheri - e non un pericoloso ingrediente extracomunitario introdotto clandestinamente dai Mori.
Una gaffe. Peggio, una dimostrazione di ignoranza resa più lancinante dal non trovarsi in un frettoloso tweet ma nel testo di una proposta di legge depositata a Montecitorio e firmata da 14-deputati-14, non uno dei quali se è fatto punger vaghezza di verificare lo strafalcione storico-geografico. Naturalmente la Rete non è stata tenera con i Cinquemenomeno Stelle. Su twitter ha ieri impazzato l'hashtag #granosaraceno, palestra di un umorismo perfino troppo facile. «#M5S difende la pasta italiana dalle invasioni di #granosaraceno e infedele! Carlo Magno aiutaci tu!», ironizza uno. «Tutti a parlare del #granosaraceno e nessuno che prenda a cuore la causa della frutta nostrana presa in ostaggio dal #ficodindia», scrive Johnny Palomba. «Attenzione. Qui una caponata scissionista rivendica il Regno delle Due Sicilie», fa un isolano. «Sto immaginando orde di grillini mettere al muro e fucilare intere casse di Amaro Montenegro», scherza una ragazza. E la beffa arriva pure a palazzo: «Sul Pi greco presenterò un'interrogazione», sghignazza la deputata del Pd Giuditta Pini. Timida la reazione grillina: «Ebbene sì, c'è stato un refuso nella nostra proposta di legge sulla contraffazione alimentare - ammettono in una nota i deputati M5S della commissione Agricoltura di Montecitorio -. L'avevamo segnalato agli uffici della Camera oramai un mese fa ma niente da fare».
Poveri grillini, non ne imbroccano più una.
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