Povera Italia, i capitali fuggono in Svizzera

Le politiche del governo Monti hanno fatto esportare oltreconfine 115 miliardi di euro in appena un anno. Grazie allo scudo fiscale invece erano rientrati in patri 95 miliardi

Povera Italia, i capitali fuggono in Svizzera

Roma - Nuove crepe sul sistema Monti (e altri), quello che punta a fare cassa aumentando le tasse, agitando lo spettro dell'emergenza conti (quando parla a destra) o di una giusta redistribuzione della ricchezza (quando si rivolge gli alleati della sinistra). Accanirsi sui contribuenti non fa centrare nessuno dei due obiettivi. La stretta del fisco sui controlli e quella del governo con le nuove imposte sul risparmio, tra gli altri effetti ha avuto anche quello di provocare una fuga di capitali verso la Svizzera. Nel 2012, circa 115 miliardi di euro, ha scritto giorni fa il sito InvestireOggi, ripreso ieri dal Fatto. Attenzione, non evasione, soldi in nero trasportati da moderni spalloni attraverso il confine elvetico. Si tratta di soldi in chiaro. Al riparo dalla crisi e dal rischio Paese, sicuramente. Ma anche dalle tasse presenti e da quelle future. Come la patrimoniale promessa dal premier in carica e dal centrosinistra. Altre stime, parlano addirittura di 160 miliardi detenuti nei caveau delle banche elvetiche.
In ogni caso molto più rispetto a quanto incassato dallo scudo fiscale del governo Berlusconi, grazie al quale sono rientrati circa 95 miliardi di euro. Un episodio difficilmente replicabile, soprattutto dopo che il governo Monti ha deciso di «punire» chi aveva scudato applicando una nuova imposta sui soldi riportati in Italia.
Le cifre sul salasso di soldi dallo stivale alla Svizzera è per difetto. Mancano chiaramente i soldi in nero che, non è difficile immaginare, siano aumentati quanto quelli regolarmente denunciati.
Sempre rimanendo sulle cifre in chiaro, dalle stime del Fondo monetario internazionale emerge che la fetta più consistente dei capitali in fuga dall'Italia è proprio quella verso la Svizzera. Il fondo ha stimato che se ne siano andati in un anno (dati di giugno, quindi con soli sei mesi di governo Monti) circa 235 miliardi di euro. Quasi venti miliardi al mese.
Fino a qualche mese fa c'era la speranza di fare in qualche modo pagare le tasse ai soldi italiani in Svizzera, sfuggiti al fisco. L'accordo è però saltato negli ultimi mesi del governo Monti. Dossier ancora aperto, assicura il governo, anche se si parla di possibili entrate molto inferiori a quelle preventivate. L'ex ministro Giulio Tremonti aveva parlato di una cifra intorno ai 40 miliardi. Con Monti la somma recuperabile è scesa intorno ai due miliardi. Lo stesso Tremonti nei giorni scorsi ha ironizzato, sostenendo che a questo punto è inutile l'accordo perché i soldi sono tutti fuggiti a Hong Kong.
L'accordo è in salita e anche il prossimo governo avrà vita difficile nell'approvarlo. La trattativa del ministro dell'Economia Vittorio Grilli si è inceppata sui meccanismi di trasparenza. Che sono anche le regole europee. L'idea che le banche elvetiche possano fare da sostituto di imposta, mantenendo l'anonimato di chi ha portato soldi in nero oltreconfine, sta perdendo piede. Anche perché comporta un condono sul pregresso. Gli accordi della Svizzera con la Gran Bretagna e con l'Austria sono stati fatti su questa base.

In Italia c'è l'opposizione di buona parte della politica che ci vede più che altro un condono. Pochi, però, si chiedono se non sia il caso di fare rientrare i soldi in chiaro che sono all'estero. E l'unico modo è puntare su un fisco da Paese civile e un ambiente economico più competitivo.

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