È come se attorno alla ciliegina mancasse la torta. Un inutile pasticcio per Roma e le amministrazioni comunali che si susseguono e che trattano con insufficienza gli infiniti beni artistici di questa metropoli. Beni come il Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo, che ospita ciò che resta delle Terme di Diocleziano, uno spettacolo da fascia protetta. Attorno l'erba cresce ad altezza delle ginocchia, l'immondizia crea un temibile tappeto, mentre schiere di immigrati con la bottiglia in mano ti guardano con feroce sospetto. Forse, perché quella è diventata terra loro. Un discorso da allargare a tutta la zona tra piazza della Repubblica e la Stazione Termini. Il peggior biglietto da visita possibile, un suk di accampamenti componibili e di bancarelle autorizzate dal Comune di Roma. Archeologia romana.
Sede originaria del Museo Nazionale Romano fin dalla sua istituzione nel 1889, le Terme e la Certosa sono state oggetto di un processo di restauro che ha finora permesso la riapertura di una vasta parte del complesso monumentale e di due sezioni espositive di un articolato museo: la Sezione di Protostoria dei Popoli Latini e quella Epigrafica sulla Comunicazione Scritta nel Mondo Romano. Meraviglie da cui il turista giustamente si tiene alla larga. Scende dal treno, arriva a ridosso del museo, dà un'occhiata e se ne va via spaventato. Effettivamente c'è di che temere. Davanti all'ingresso del Museo una decina di rom si spartisce lo spazio per l'elemosina. Ai punti cardinali ci si mette a terra accovacciati col piattino. Oggi piove e schiere di bangalesi creano una parete invalicabile che nasconde il panorama archeologico. La sistematica presenza di rifiuti sul muro di recinzione che separa la strada dal complesso archeologico è una costante. Rifiuti che spesso vengono lasciati proprio in prossimità dell'apposito cartello recante la scritta «Zona Archeologica: non gettare rifiuti». Né viene risparmiata la stessa zona archeologica custodita all'interno della recinzione. Tra l'altro, confessò la direttrice Rosanna Friggeri, spesso si devono organizzare ronde di sorveglianti, perché non ci sono abbastanza custodi per tutte le postazioni fisse. Anche le telecamere di videosorveglianza di giorno non bastano. La situazione negli ultimi due anni è peggiorata perché i custodi andati in pensione non sono stati sostituiti.
Ma siccome al peggio non c'è mai fine, poco più in là, neanche cento metri dalle gloriose Terme, c'è un altro spettacolo contemporaneo. La famigerata galleria del Libro che nessun sindaco è riuscita a rendere presentabile. Lì dove si vendono libri di seconda mano, stampe in bianco e nero e dvd porno. Dietro questa fiera permanente, dietro le pareti delle bancarelle si nasconde, e neanche troppo, una latrina di siringhe ed escrementi. In questo corridoio con una sola parete, quella delle saracinesche abbassate e piene di graffiti, l'odore è tremendo anche in una giornata di pioggia come quella di ieri. Ci sono escrementi dappertutto. E si orina dietro gli alberi. Sullo sfondo, le Terme di Diocleziano e la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Il giardino pubblico famoso perché ospita al suo interno il monumento agli eroi di Dogali, eretto in memoria dei 548 soldati italiani uccisi nella città etiope il 26 gennaio 1887, è luogo di bivacco. Qui la gente viene a bucarsi. Già nel primo pomeriggio, sui marciapiedi di queste aiuole si beve, si bivacca e poi si abbandonano bottiglie e siringhe, alcune ancora con l'ago infilato.
Percorrendo qualche metro, tra le buche piene d'acqua sporca, il cattivo odore si fa forte, passa tra gli spazi che separano queste strutture e arriva a ridosso del grand Hotel. Qualcuno si sta pentendo di averlo costruito lì, al posto del Moderno e Modernetta, i cinema a luci rosse. «C'è un bagno pubblico, ma è chiuso da un anno e mezzo - racconta un signore - ed è diventato una discarica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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