Poveri campioni, per campare si vendono persino la camicia

La maglia del gol più bello, la medaglia olimpica, l'anello del Superbowl. Anche i divi dello sport finiscono al monte di pietà

Poveri campioni, per campare si vendono persino la camicia

Per sopravvivere ci vuole un miracolo. O forse vendere miracoli. Mike Eruzione ha 58 anni e i nonni napoletani, era il cognato di Giorgio Chinaglia e in America è quasi un monumento nazionale, un eroe della Guerra fredda, l'uomo dell'impossibile. Un suo gol segnato all'Unione Sovietica, trentatrè anni fa, capovolse le Olimpiadi di hockey di Lake Placid, esisteva una sola possibilità su un milione che quella banda di universitari stars&stripes battesse la squadra più forte del mondo: «Undici secondi, vi restano dieci secondi - era il countdown della tv - restano cinque secondi di gioco! Credete nei miracoli? Sìiii...!», «Miracle on ice», il miracolo su ghiaccio, è ancora oggi è un orgoglio della nazione, una terza guerra mondiale, la prima picconata alla cortina di ferro. Ma la crisi picchia più duro dell'Orso sovietico e i miracoli non sono più quelli di una volta. Mike ha messo all'asta la maglia numero 21 di quella battaglia, la mazza con cui segnò il quattro a tre e i guanti. Dice che non l'ha fatto per problemi economici «ma per i miei figli», che è poi la stessa cosa. Un milione e trecentomila dollari per vendere la gloria. Tengono famiglia anche nel mondo degli eroi. La camicia, o meglio la maglia, l'aveva messa all'asta anche Nobby Stiles, il mastino sdentato e con le lenti a contatto del Manchester United e dell'unica Inghilterra campione del mondo. Un ictus gli ha messo in ginocchio la salute, tre figli lo hanno costretto a vendere tutto quello che è stato: la medaglia vinta ai mondiali, la maglia blu della finale di coppa Campioni con il Benfica e memorabilia assortite. Il Manchester gli ha comprato il meglio per il museo dell'Old Trafford «e io ho diviso tutto quello che ho guadagnato per tre».

E si che Nobby ne ha solo tre. Pensate a Evander Holyfield che ne ha undici, una squadra di calcio, che non si sono accontentati della villa da 109 stanze che il campione del mondo di pugilato aveva venduto sei anni fa. Gli è toccato dar via i guantoni del suo match con Tyson, quello dell'orecchio strappato a morsi, la cintura Wbc dei mediomassimi, la vestaglia color porpora indossata la sera che eguagliò Mohammed Ali, tre volte campione dei massimi, e già che c'era un orologio Cartier che tanto non mette più. La catastrofe economica ha spinto anche il nipote di Spyros Louis, che si chiama Spyros pure lui, a mettere all'asta la coppa d'argento vinta dal nonno nella maratona delle prime Olimpiadi moderne, Atene 1896. Prezzo tra le 120 e le 160 mila sterline. «La mia famiglia è stata molto orgogliosa di aver custodito per 116 anni questo storico trofeo sportivo - ha sospirato Spyros numero due - ma oggi è tempo di guardare al futuro e non al passato. Ho due figli e per me sono loro la cosa più importante». Nonno probabilmente apprezzerà.

William Perry il «Frigorifero», eroe del Superbowl con i Chicago Bears, ha rinunciato al suo gigantesco anello dei vincitori, grande come mezzo dollaro e fatto su misura per un extralarge di 180 chili come lui. Lo ha comprato un ragazzino di Pittsburgh, Cliff Forrest jr, 10 anni, che per consegnarlo alle gioie di famiglia ha messo nelle mani del pizzaiolo di New York che gliel'ha venduto, 8.500 dollari cioè tutti i denari che servivano per iscriverlo al college.

Fino a quando non ha scoperto perché Perry, malato della sindrome di Guillan-Barre, una forma di paralisi progressiva, lo aveva messo in vendita. Così lo ha riconsegnato al suo campione senza pretendere un centesimo. Splendido splendente come il cuore di un bambino.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica