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Angela, la bimba rapita dalla giustizia

Prelevata a scuola. Una vita distrutta da chi doveva proteggerla

Angela, la bimba rapita dalla giustizia

Questa è una storia d'amore, un amore sconfinato tra una figlia ed i suoi genitori. Questa è la storia di Angela Locanto, oggi una bella ragazza di venticinque anni di Masate in provincia di Milano che non ha mai creduto a tutto quello che i rappresentanti dello Stato le stavano raccontando. Perché, a volte, in questo Paese purtroppo capita che anche un bambino debba difendersi dallo Stato e dalla legge; Angela rappresenta, assieme alla sua famiglia, quella caparbietà che solamente l'amore è in grado di generare. Angela aveva sei anni e si trovava a scuola quando il ventiquattro novembre del 1995 dei Carabinieri, in divisa, con un assistente sociale entrarono in classe e, prelevandola la portarono in un Istituto di Milano gestito dal Cismai (acronimo che sta per Centro Italiano contro il Maltrattamento e l'abuso dell'Infanzia). Di fronte al terrore di Angela che gridava e chiamava i propri genitori, l'assistente sociale contrappose immediatamente una prima menzogna: «Stai serena i tuoi genitori sanno tutto».

La menzogna, la protervia del potere e la violenza psicologica sono le parole chiave di questa drammatica storia. Pochi mesi dopo il padre di Angela fu arrestato, era il 1996, e processato per presunti abusi sulla figlia e la cugina. Dopo l'arresto del padre, ad Angela fu fatto capire come l'unico modo per rivedere almeno la madre era di accusare il padre di orrori e abusi che mai le furono commessi. Mentre, per quasi due anni, Angela rimase in un Istituto dove non le fu consentito di vedere i propri genitori, il padre fu costretto per due anni e mezzo a rimanere in carcere prima di essere liberato con una sentenza assolutoria.

Purtroppo però le accuse infamanti nei confronti del padre e il lungo tempo della Giustizia, resero adottabile Angela e fecero perdere alla famiglia naturale la patria potestà. La mamma di Angela, Raffaella, disperata per non aver più rivisto la figlia decise un giorno di incatenarsi fuori dalla struttura dove abitava la figlia. Il risultato di questo clamoroso gesto fu il trasferimento di Angela in una struttura per l'infanzia a Genova, dove le furono raccontate altre terribili menzogne nei riguardi dei suoi genitori naturali. «I tuoi genitori non ti cercano» o peggio ancora «i tuoi genitori sono morti» era questa la modalità con cui gli assistenti sociali si interfacciavano con la piccola Angela.

Assieme alle ripetute e volute menzogne Angela è costretta a vivere per quasi due anni in una struttura di Genova dove il tempo è scandito da regole ossessive inadatte a una bambina di nove anni. Angela era costretta a fare i letti, a lavare i piatti e a mettere a letto i bambini più piccoli; chi sbagliava veniva punito con cento flessioni. Era questo un luogo per la tutela dell'infanzia!

Un ricordo che Angela racconta è quello della sua intolleranza al latte che non le permetteva di assumere qualsiasi bevanda che contenesse lattosio; così un giorno l'assistente sociale decise di non darle più nulla da mangiare fino a quando non avesse bevuto tutto il latte. Un giorno la direttrice dell'Istituto chiamò Angela per farle presente che era stata adottata. Un'adozione che nasceva all'interno del Tribunale in accordo con gli assistenti sociali, un'adozione che non aveva mai visto incontrare la piccola Angela con la sua futura, nuova, famiglia. Sono questi momenti drammatici raccontati nel libro «Rapita dalla Giustizia» scritto da Maurizio Tortorella e Caterina Guarneri; momenti in cui la speranza di ricongiungimento tra Angela e la sua vera famiglia rischia di svanire. La famiglia adottiva di Angela ha già tre figli, due adottati (Angela è la terza) ed uno naturale.

Angela non si trova bene in questa famiglia ed i continui pensieri la riportano ai ricordi, sempre più flebili, della prima infanzia vissuta con la mamma, il papà ed il fratellino. Ricordi che le danno comunque la forza per resistere nella speranza che, un giorno, la propria vita potrà essere finalmente accanto alla propria, vera, famiglia. Ma le violenze naturalmente non hanno mai un limite. La nuova famiglia di Angela, infatti ,applica regole comportamentali diverse tra i tre figli adottivi e l'unico figlio naturale. Con il passare degli anni Passano ad Angela è chiesto il cambio del cognome, facendole capire come ad un suo rifiuto corrisponderebbe il reale rischio di tornare nella struttura protetta di Genova. Intanto i genitori di Angela continuano a cercare la figlia senza però ottenere nessun risultato.

Passano così nove lunghi anni ed Angela ormai quasi maggiorenne è rintracciata e trovata, in spiaggia ad Alassio, dalla sua famiglia naturale. Il timore di causare un forte shock emotivo fa si che ad avvicinare Angela sia il fratello con una lettera dei genitori e delle foto che la ritraggono assieme a loro prima di quel giorno di novembre di undici anni prima. Angela decide di scappare da quella famiglia cercando conforto con il Giudice della sentenza che però le consiglia di aspettare sei mesi nella famiglia adottiva attendendo la maggiore età per evitare il ritorno nella struttura protetta. Angela non ascolta, questa volta, quello Stato che le ha raccontato per quasi dodici anni menzogne, quello Stato che le ha rubato già l'infanzia e l'adolescenza e che ancora oggi non ha saputo prendere provvedimenti verso chi, volontariamente e pervicacemente, ha sbagliato.

Angela torna dai suoi genitori fuggendo dalle leggi per ricongiungersi con le persone che nonostante tutto ha sempre amato.

Twitter@terzigio

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