La preside di ferro lancia la crociata anti occupazioni

Michela Bilotta, dirigente di un liceo di Cosenza, blocca le proteste e viene aggredita: "Non cedo, le regole educano"

La preside di ferro lancia la crociata anti occupazioni

«Ce lo aspettavamo. Sapevamo che sarebbe accaduto. Ma non pensavo si potesse arrivare a tanto». Che di questo passo si vada dritti verso il baratro non lo dice, ma è difficile non pensarlo. Michela Bilotta è la dirigente scolastica del liceo scientifico «Enrico Fermi», poco meno di 1.500 alunni divisi in due strutture nel cuore di Cosenza. Sabato mattina, passando davanti ai cancelli del suo istituto, ha scorto un gruppo di studenti intrufolarsi all'interno. Troppo presto per le lezioni: erano le sette. Insospettita, li ha seguiti. Aveva già intuito le intenzioni degli incursori, ma è intervenuta solo quando li ha visti accatastare banchi e cattedre e alzare barricate. Avrebbe voluto fermarli, ma per tutta risposta è stata strattonata, fino a perdere l'equilibrio e cadere a terra. Poi il parapiglia, la fuga, i poliziotti.

Scene da una moda: l'occupazione delle scuole. L'autunno 2013, complici le temperature ancora miti, ha segnato una maturazione anticipata del fenomeno, che di solito fiorisce a novembre. Quest'anno, invece, a ottobre tutti già pronti. In ordine sparso, ciascuno con una motivazione: l'importante è occupare. Senza lasciare nulla al caso: comunicati stampa per dare risalto alle iniziative, aggiornamenti in tempo reale sui social forum, al seguito striscioni e vettovaglie e persino il vademecum del perfetto occupante, disponibile online sul sito www.studenti.it, per sapere come comportarsi con le forze dell'ordine. Insomma, preparatissimi. Da 10 e lode. «Erano incappucciati», ricorda la preside a proposito dell'episodio che l'ha vista suo malgrado protagonista. «Ho cercato di strappargli il cappuccio, ma non ci sono riuscita. Per liberarsi mi hanno spinta». E hanno portato a termine la loro missione. «A scuola - dice Bilotta, romana di origini ma calabrese d'adozione - alcuni ragazzi mi hanno riferito che non potevano fare diversamente: c'era bisogno di occupare, perché così era stato deciso altrove. E che se l'occupazione non l'avessero fatta loro, ci avrebbero pensato altri».

Insomma, una manina nell'ombra, che orienta pensieri e manovra gli studenti? «Se ne occuperà la Polizia». Ma pensando ai suoi alunni, non nasconde la preoccupazione: «Li capirei se avessero ragioni valide per protestare, ma di punto in bianco, ogni anno, decidono di occupare, interrompendo le attività didattiche e privando del diritto allo studio anche chi magari vorrebbe fare diversamente. Ho rivolto un invito ai colleghi presidi: è il momento di dire basta».
Gli studenti, dal canto loro, appaiono divisi. Sulla pagina Facebook che fa da megafono alla protesta un post recita: «No alla violenza, non diventiamo ridicoli». Pochi, però, i «mi piace». E se in molti hanno espresso solidarietà alla dirigente, un'altra parte, consistente, ha scelto il silenzio. Ma la preside di ferro non demorde. E conferma la linea della fermezza, inaugurata nei giorni dell'entrata in vigore del nuovo regolamento. Contestatissimo. Perché l'orario d'ingresso, fissato alle 8.15, lascia solo 5 minuti di tolleranza invece dei 20 richiesti.

Perché nel cortile, come peraltro previsto dalla legge, non è più consentito fumare. Perché la ricreazione dura solo 10 minuti e non 20. «I giovani - chiosa Michela Bilotta - vanno educati al senso di responsabilità: chi sbaglia paga». E pagherà: «Per le violazioni dei regolamentari è prevista la sospensione, che può essere tramutata in attività di volontariato. Il principio non è punire, ma educare».


Intanto, dalle finestre del «Fermi» uno striscione spiega: «Musica pallone e tressette, sì all'occupazione, no alle manette». Rima baciata, per la filosofia degli ottobrini, la generazione che occupa d'autunno perché ha paura della primavera.

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