Roma - Schizza la pressione fiscale, cala il potere d'acquisto delle famiglie. Ed in Italia il Pil diminuisce più che nel resto delle economie avanzate. Viceversa, il Fondo monetario corregge al rialzo le previsioni di crescita per Spagna e Francia: i due paesi di Eurolandia che hanno ottenuto un rinvio di due anni per rientrare nei parametri del deficit sotto il 3%.
Pressione fiscale Secondo l'Istat, nel secondo trimestre del 2013 è cresciuta al 43,8%. Cioè, 1,3 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel complesso, le entrate hanno raggiunto un incidenza sul Pil pari al 48,3% (nello stesso periodo del 2012 era del 46,3%). Nei primi sei mesi di quest'anno, le entrate totali sono aumentate dell'1,5% in termini tendenziali, con un peso complessivo sul Pil del 45,5% (44,2% nel corrispondente periodo del 2012).
I dati dell'Istat, però, rischiano di essere ottimistici, rispetto alle previsioni della Confesercenti. Non tengono conto dell'impatto prodotto dall'aumento dell'Iva, dell'introduzione della Tares e dell'eventuale scatto della seconda rata Imu. Già nei primi sei mesi dell'anno - spiega l'organizzazione dei commercianti - il carico fiscale è cresciuto di 1,3 punti percentuali. Gli ulteriori aumenti del prelievo (determinati da Iva, Tares e Imu) comporteranno un incremento di almeno altri 0,4-0,5 punti. Con il risultato che il 2013 si potrebbe chiudere con una pressione fiscale al 45,8%. Livello mai toccato in Italia: nemmeno con l'Eurotassa.
Potere d'acquisto Speculare all'aumento della pressione fiscale è il crollo del potere d'acquisto delle famiglie, anch'esso fotografato dall'Istat. Nel secondo trimestre 2013 (tenuto conto dell'inflazione) si è ridotto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e dell'1,3% nei confronti del secondo trimestre del 2012. Nei primi sei mesi di quest'anno il potere d'acquisto ha registrato un calo dell'1,7%, rispetto allo stesso periodo del 2012. Secondo il Codacons, si tratta di una stangata di 489 euro per una famiglia di due persone, 594 euro per una famiglia di tre componenti fino a 654 euro per una di quattro. La perdita del potere d'acquisto di quest'anno si somma a quella dello scorso anno del 4,7%, fotografata sempre dall'Istat. «In anno e mezzo - dice l'organizzazione dei consumatori - è come se una famiglia di 3 persone avesse avuto una tassa invisibile di 2.236 euro».
Vista la situazione, Nomisma stima che «tenendo conto della dinamica della popolazione, il potere d'acquisto in termini pro capite è ora sotto i livelli del 1990 e la spesa per consumi per abitante sotto quelli del 1997».
Fondo monetario In queste condizioni, è inevitabile che l'Fmi preveda per quest'anno per l'Italia il calo del Pil più consistente tra tutte le economie avanzate: -1,8%. Con una previsione di crescita nel 2014 dello 0,7%. Tra l'altro nel suo World economic outlook, l'Fmi lascia invariate le stime per l'Italia. Mentre corregge al rialzo le previsioni di altri paesi europei. Come quelle di Francia, Spagna e Gran Bretagna. E non è un caso. A parte che il Regno Unito non fa parte di Eurolandia, Parigi e Madrid sono gli unici paesi Ue che hanno ottenuto un rinvio di due anni per centrare gli obbiettivi di deficit sotto il 3% del Pil.
Vera preoccupazione del Fondo è poi il livello di disoccupazione europea,
che può generare «tensioni sociali». Gli economisti di Washington, poi, fanno salire al 30% le possibilità di una nuova recessione europea nei prossimi mesi. Soprattutto a causa dei ritardi nell'applicazione delle riforme.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.