Prezzi alle stelle, salari fermi: si torna al ’95

Prezzi alle stelle, salari fermi: si torna al ’95

Il carovita divora gli stipendi. Le retribuzioni contrattuali orarie a marzo restano ferme su febbraio e salgono dell’1,2% su base annua, mentre l’inflazione si impenna, aumentando del 3,3%; la forbice tra stipendi e prezzi si allarga a 2,1 punti, come non accadeva dall’agosto del 1995. Lo rileva l’Istat, sottolineando che i salari, a memoria di statistico, non sono mai aumentati così poco: la crescita tendenziale è la più bassa almeno dal 1983, anno di inizio delle serie storiche ricostruite. A restare al palo è soprattutto il pubblico impiego: a marzo, infatti, le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale dell’1,7% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. Qui, infatti, a partire dal gennaio 2010 tutti i contratti sono scaduti e tali rimarranno, a causa della legge che stabilisce il blocco delle procedure contrattuali e negoziali relative al triennio 2010-2012.
Ma sono rimaste immutate anche le buste paga di chi lavora nell’agricoltura, nel credito e assicurazione. I settori che, lo scorso mese, hanno presentato invece gli incrementi tendenziali maggiori sono stati: tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,9%), chimiche, comparto di gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e quello delle telecomunicazioni (2,7% per tutti i comparti). Per tutti, si allungano i tempi dei rinnovi contrattuali: l’attesa media supera ampiamente i 2 anni, arrivando a 27 mesi, contro i 15 del 2011. Nel mese di marzo risultano in attesa di rinnovo 36 accordi contrattuali (32,6%), per 4,3 milioni di dipendenti, di cui 3 milioni nel pubblico impiego. Inoltre, l’Istituto rileva che l’indice delle retribuzioni contrattuali per l’intera economia, proiettato per tutto l’anno sulla base delle disposizioni definite dai contratti in vigore alla fine di marzo, registrerebbe nel 2012 un aumento pari all’1,4% (escluso il rinnovo del settore bancario e assicurativo).
Preoccupate le reazioni dei sindacati: se per Susanna Camusso le cifre fornite dall’Istat confermano «quel che la Cgil dice da tempo, cioè che le condizioni di reddito dei lavoratori continuano a peggiorare», Luigi Angeletti prevede «più disoccupazione, meno consumi e meno produttività. Nel 2012 - aggiunge il numero uno della Uil - supereremo la media europea di disoccupazione, al 10%». Raffaele Bonanni auspica invece un taglio delle tasse da inserire nel patto sociale che chiede al Governo. Anche il Codacons spera che sia abbassata la pressione fiscale.

Il divario salari-prezzi, spiega, «tradotto in cifre, significa che una famiglia di tre persone ha praticamente avuto una perdita equivalente a 720 euro (610 per una famiglia di due persone): si tratta di una tassa invisibile che dissangua sempre più gli italiani».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica