Primo messaggio in arabo del Pontefice «Prego e vi porto la benedizione di Dio»

Durante l'udienza pubblica di Papa Benedetto XVI, uno degli speaker ha letto ieri un messaggio del Santo Padre in arabo. Subito dopo Benedetto ha personalmente fatto un saluto in arabo. «Il Papa prega per tutta la popolazione di lingua araba. Dio benedica tutti voi», ha detto il pontefice. Come annunciato due giorni fa, dunque, questa lingua si aggiunge alle altre sei tradizionalmente usate nell'udienza pubblica del mercoledì. Il Vaticano ha deciso di aggiungere l'arabo per ricordare ai cattolici di pregare per la pace in Medioriente. «Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera...».
È passato alla storia come «il discorso della luna». Quella sera di 50 anni fa, l'11 ottobre del 1962, Giovanni XXIII concluse rivolgendosi a braccio ai fedeli raccolti in piazza San Pietro la giornata di apertura del Concilio vaticano II. Nel 1959, poco dopo l'elezione al soglio pontificio Papa Roncalli aveva annunciato - «a sorpresa», ricordava ieri l'Osservatore romano - l'assise di quasi tremila vescovi da tutto il mondo per un «aggiornamento» della Chiesa cattolica, poi conclusa nel 1965 da Paolo VI. Per ricordare quella «giornata splendida», il Papa B celebra una messa solenne a piazza San Pietro. A cinquant'anni di distanza, il Concilio continua a far discutere. I documenti approvati dai padri conciliari sono stati oggetto di un dibattito decennale che, con l'elezione di Benedetto XVI, si è intensificato. Da giovane teologo Ratzinger partecipò al concilio come perito teologico del cardinale Joseph Frings di Colonia.

Espresse posizioni molto avanzate, ad esempio sulla collegialità dei vescovi. Come ha raccontato egli stesso nella sua autobiografia, la violenta contestazione studentedesca del '68 fece cambiare idea al giovane professore Ratzinger sul vento di novità che spirava dentro e fuori la Chiesa.

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