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Le promesse a vuoto di SuperMario

Il premier le prova tutte per risalire, ma vacilla davanti alle domande di un ragazzo sui nuovi minimali Inps

Le promesse a vuoto di SuperMario

Roma - Le immagini sono impietose, fanno temere un epilogo triste come per quei grandi maghi azzimati d'un tempo cui, a fine carriera, non riescono i giochini più banali. Un ragazzo al Town hall meeting di Milano (ma un nome meno choosy no?) chiede a Mario Monti quali siano le proposte sui minimali Inps per le nuove imprese giovanili. Ed ecco SuperMario il prestidigitatore, l'Houdini liberatosi dalle catene tecniche, che ammutolisce, annaspa tra le carte, borbotta malmostoso, dice di «non ricordare come la pensiamo», e conclude miseramente: «Ci mandi una email e le faremo sapere».
Ma non era una richiesta di assunzione, solo un'indicazione di policy. Fosse stato un esame alla Bocconi e non uno spettacolo di illusione elettorale, il libretto sarebbe volato giù dalla finestra: bocciato. Ma ormai si perdona tutto, e se a furia di volatilizzare qualsiasi cosa al Prof sia svanita persino la memoria, poco male. D'altronde potremmo essergli persino grati per il primo grande esperimento di smaterializzazione (dopo quello sui nostri soldi e posti di lavoro) condotto nei confronti dei suoi alleati. Imbarcati Casini e Fini sull'Arca di Scelta civica, ecco il Grande Illusionista eclissarne via via l'immagine fino a farli praticamente svanire. Non si vedono più, e con loro l'imbarazzante compagnia di Buttiglione, Cesa, Bocchino. Successo mirabolante, rafforzato dalla vaporizzazione dei suddetti impresentabili anche nei sondaggi: meno dell'un per cento per Fini, Casini in bilico sul 2. Quando a SuperMario hanno domandato delle lamentele dei due volontari della sparizione, disarmante la risposta: «Non mi risulta affatto che siano preoccupati per il calo dei loro voti». Chapeau.

Intanto dal cilindro montiano escono ancora conigli e fazzoletti per il pubblico pagante. Al magico dimezzamento dell'Irap, all'eliminazione progressiva dell'Imu per la metà delle prime case, ieri è sbucata fuori la detrazione dall'Irpef del 50 per cento degli acquisti per l'arredamento. Nientepopodimenoche. Roba da restare allibiti. Quasi come per l'imminente conclamata sparizione del candidato governatore della Lombardia Gabriele Albertini, che pure adorava ritenere se stesso il «Monti del Giambellino». Dopo essere stato incoraggiato a scendere in campo per sottrarre voti al Pdl, è apparso evidente agli elettori di Albertini che, a quel punto, tanto valeva puntare direttamente sul candidato del Pd, Umberto Ambrosoli. Sentimento talmente comune, da esser messo in voce dalla gran dama Ilaria Borletti Buitoni. S'è arrivati così all'imbarazzata smentita del Prof pasticcione, arrivato a dover dichiarare a ogni incontro lombardo che «ognuno è libero di votare come crede, ma il mio candidato per la Lombardia è Albertini». Tanto credibile, che ancora ieri il comunicato di Scelta civica ammetteva: «Ambrosoli non è distante dal punto di vista del profilo personale da tante altre persone nostre candidate...».

Un po' Houdini e molto mago Forrest, la verità è che SuperMario non sa più come mettersi al riparo dalle sue stesse alchimie, dalle forze esoteriche scaturite dalla propria messa in scena. L'accordo con il Pd sta nei fatti, nel pouf vaporoso con il quale tanti candidati di Scelta civica non aspettano altro che venir imbarcati sulla scialuppa che sarà calata a Palazzo Madama per loro (ammesso e non concesso che Monti non sia il primo a salirvi sopra). Faccia più promesse, gli avevano consigliato dopo i deludenti sondaggi. Ma qui l'asso che scivola dalla manica ha già svelato il trucco.

Seguono risate in sala.

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