RomaSi chiama «psicosi di Nas» la patologia che ha portato all'assoluzione del cinese. Di che si tratta ce lo spiega Luca Sammicheli, psichiatra autore de «Il delitto del cervello» (Codice edizioni). «Nas sta per non altrimenti specificata ed è una psicosi che indica la perdita di senso della realtà, ma che non ha le caratteristiche pulite di altre psicosi».
Sfugge a una catalogazione?
«Non ci sono caratteristiche che permettono di etichettarla in maniera ben definita perchè magari c'è l'elemento di un disturbo ma anche quello di un altro. Comunque se c'è psicosi c'è senso di alterazione del reale»
E che cosa accade quando viene riscontrata?
«È una delle cause che il giudice accetta come forma di totale infermità mentale e dunque di non imputabilità».
Quindi il gup non avrebbe potuto decidere diversamente?
«Di fronte ad una psicosi è corretto ritenere l'imputato totalmente incapace di intendere e di volere e dunque giuridicamente non imputabile»
L'uomo nel camerino non si rendeva conto di quello che stava facendo?
«Questo dovrebbe essere il risultato dell'interazione tra clinico e diritto: il clinico dice che quando ha commesso quel delitto non si rendeva conto di quel che faceva, anzi potrebbe dire che il delitto era esso stesso un sintomo della sua malattia, il giudice sulla base di questa verità clinica applica quel principio giuridico di non punire colui che ha commesso un delitto per via di una malattia»
L'imputato dovrà essere ricoverato per due anni in un ospedale psichiatrico.
«È ragionevole dire che se un soggetto per colpa di una malattia grave ha commesso un delitto è difficile che domani guarisca e quindi gli si attribuisce una misura di carattere preventivo»
La non imputabilità può essere valutata anche in altri modi?
«Ci siamo occupati di casi, come quello di una donna a Como che ha ucciso la sorella e dichiarata semi-inferma di mente, in cui sono state applicate tecniche neuroscientifiche per valutare l'imputabilità, in cui cioè si è analizzato anche il cervello».
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