Putin e Assad sono i veri uomini dell'anno anti-terrore

Tutti e tre hanno impedito che l'intero Medio Oriente cadesse in mano ai terroristi islamici

Putin e Assad sono i veri uomini dell'anno anti-terrore

Che cosa hanno in comune il presidente russo Vladimir Putin, il comandante in capo dell'esercito egiziano Abd al-Fattah Khalil al-Sisi e il presidente siriano Bashar al Assad? Hanno impedito che l'intero Medio Oriente cadesse nelle mani dei Fratelli Musulmani, anche con il concorso dell'Occidente che era a un passo dallo scatenare la guerra in Siria per dare la spallata finale a un regime certamente autocratico, ma comunque laico, hanno contenuto l'offensiva del terrorismo islamico che ha ripetutamente commesso delle inaudite atrocità da far impallidire i crimini contro l'umanità, così come hanno tutelato e prevenuto il massacro dei cristiani.

Eh sì! Sono stati Putin, al-Sisi e Assad a salvare (...)

(...) i cristiani e a impedirne la scomparsa sulla sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, mentre l'Unione Europea e gli Stati Uniti continuano a sostenere i terroristi dei Fratelli Musulmani, dei salafiti e persino di Al Qaida! Grazie a loro di fronte a casa nostra si è ricomposto un argine di laicità che s'ispira alla ragione, mentre l'alternativa sarebbe stata la riesumazione della «Umma», la Nazione islamica, di natura teocratica che ha come esclusivo riferimento ciò che è scritto nel Corano e ciò che ha detto e fatto Maometto, ossia che il mondo intero deve essere sottomesso all'islam costi quel che costi. Ecco perché Putin, al-Sisi e Assad hanno quantomeno allontanato la prospettiva di un'offensiva su larga scala del terrorismo islamico in Europa, che sicuramente avrebbe preso quota qualora i Fratelli Musulmani fossero riusciti a prendere il potere anche in Egitto e in Siria, i due Paesi arabi più rilevanti sul piano militare.
Per l'insieme di queste ragioni propongo di attribuire a Putin, al-Sisi e Assad ex aequo il Premio «Uomo dell'anno» per il 2013. So bene che si tratta di una proposta che non troverà ampi consensi in un'Italia dove lo starnuto di Matteo Renzi diventa un fatto politico, in un'Europa dove si idolatra l'euro lasciando morire le popolazioni, nell'America di Barack Hussein Obama che prima di lui ha fatto due guerre in Afghanistan e in Irak per sconfiggere Al Qaida e con lui è schierata dalla parte di Al Qaida in Siria.
Così come prendo atto che Papa Francesco, insignito come «Uomo dell'anno» da Time Magazine, Vanity Fair e The Advocate, la più antica rivista della comunità gay americana, è più preoccupato della sorte dei clandestini di Lampedusa, più in generale dei poveri e degli emarginati nelle periferie del mondo globalizzato, che dedito sia a contrastare il genocidio dei cristiani d'Oriente sia a salvare il cristianesimo dal relativismo religioso e dall'invasione islamica all'interno stesso dell'Europa. Il fatto che anche il settimanale L'Espresso abbia scelto come «Uomo dell'anno» Costantino Baratta, cittadino di Lampedusa, per aver salvato la vita a 12 clandestini dopo il naufragio di un barcone lo scorso 3 ottobre culminato nella morte di 366 persone, sottolinea come in quest'Occidente, ma anche in questa Chiesa di Bergoglio, prevalgano l'ideologia del buonismo, immigrazionismo, multiculturalismo e globalismo, che ci impongono di assecondare il prossimo a prescindere dalle conseguenze per il nostro vissuto, permeati dall'ideologia del relativismo valoriale e del pauperismo che finiscono per inculcare in noi l'accettazione e la rassegnazione nei confronti di tutto e di tutti.
Per contro la difesa dei cristiani d'Oriente e la guerra ad oltranza al radicalismo e al terrorismo islamico, si collocano nel contesto della salvaguardia delle nostre radici, della nostra fede, dell'identità nazionale, dei valori tradizionali a partire dalla centralità della famiglia naturale, come attesta l'opposizione ferma di Putin al matrimonio omosessuale proprio mentre quest'Unione Europea l'ha legittimato concependolo come l'apice della civiltà.


Ecco perché, anche a costo di sfidare l'impopolarità, sostenete il Premio «Uomo dell'anno» a Putin, al-Sisi e Assad: significa dire no all'ideologia del globalismo e del relativismo, e dire sì al localismo nel contesto degli Stati nazionali e alla civiltà fondata sulla certezza di chi siamo.
Questa è la sfida che ci attenderà nel 2014. Buon anno!
Facebook.com/MagdiCristianoAllam

segue a pagina 15

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica