Caro Direttore, oltre a essere donna, sono la prima firmataria della legge sulle quote di genere nei CdA delle società quotate e partecipate e dunque doppiamente chiamata in causa dall’intervento a dir poco offensivo al quale ieri il suo giornale ha dedicato tanto spazio. Non conosco il prof Salvi e francamente negli anni trascorsi per far approvare la legge ho avuto avversari incomparabilmente più competenti (oltre che più educati e rispettosi) di lui, che alla fine si sono ricreduti.
Quel che mi preoccupa non sono quindi le assurde teorie di questo Salvi (che non meriterebbero nemmeno una replica tanto sono capziose e infondate) ma il fatto che un quotidiano come il Suo possa dare dignità di pubblicazione a simili chiacchiere basate sul nulla.
L’esperto di economia, infatti, s’incarta a più riprese sulle sue teorie assurde e potrei riempire pagine e pagine con numeri che sconfessano in toto le sue affermazioni. Le conclusioni apocalittiche del professore si riassumono così: con la mia legge ci saranno solo più «mogli, figlie e amanti di» che verranno sistematicamente discriminate all’interno dei CdA perché raccomandate e incompetenti. Francamente erano lustri che non trovavo assurto a dignità di pubblicazione un maschilismo così becero! Manderò al professore un elenco dettagliato con tanto di curricula delle oltre 40 donne entrate nei CdA negli ultimi mesi: professioniste con un curriculum e delle competenze da far impallidire il più talentuoso degli uomini. Ma perché di uomini «figli, mariti, amanti di» nessuno parla mai? Perché le donne che scalano le vette professionali devono aver sempre qualche scheletro nell’armadio? E come mai in tutti gli ambiti in cui si accede per concorso (università, avvocatura, magistratura) le donne sono oltre il 50 per cento e invece laddove il meccanismo è la cooptazione arrivano a stento al 10 per cento (solo grazie alla legge di un «genio» come mi definisce gentilmente il professore)? E poi parlare di nepotismo in una società in cui sono gli uomini a detenere il potere, loro a mettere in lista - CdA o partiti che siano- è una vera boutade! Ma di cosa ha paura il professore? Forse di qualche poltrona che verrà meno o di una condivisione del potere? O di donne più scrupolose e rompiscatole che magari faranno qualche pulce in più ai bilanci e porteranno qualche idea di cambiamento e rinnovamento? E quanto allalibertà d’impresa che Salvi vede attentata dalla mia legge, più che da un pugno di donne la vedo minacciata dalla burocrazia, dai corporativismi, dalle lobby o dagli speculatori finanziari.
E credo sia un sacrosanto dovere della politica intervenire quando i «normali» meccanismi di mercato producono storture, introducendo correttivi in direzione del bene comune e del miglioramento della struttura produttiva. L’America e la recente crisi insegnano che la libertà economica e le qualità del capitalismo non siano in antitesi con regole che garantiscano il buon e virtuoso funzionamento di economie e società. In sostanza, secondo questo fior di economista, gli istituti di ricerca di tutto il mondo, il nostro Parlamento al gran completo, la vicepresidente della Commissioneeuropea Viviane Reding e pure gli economisti, esperti e manager uomini che si sono detti a favore della legge (e hanno nominato donne nei CdA) non avrebbero capito un tubo e stanno gettando il Paese, l’Europa e il mondo tutto in pasto a un esercitodi donne senza meriti che decreteranno la rovina dell’economia mondiale. In confronto la profezia dei Maya è un gioco da ragazzi! Contenti voi….
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