Quanti critici con la legge ma poi si sono ricreduti...

La parlamentare Pdl e Presidente Fondazione Marisa Bellisario, nonché prima firmataria della legge sulle quote rosa: "Perché di uomini "parenti e amanti di" non si parla mai?

Caro Direttore, oltre a essere donna, sono la prima firmataria della legge sulle quote di gene­re nei CdA delle società quotate e partecipate e dunque doppiamente chia­mata in causa dall’intervento a dir poco offensivo al quale ieri il suo giornale ha dedicato tanto spazio. Non conosco il prof Salvi e francamente negli anni trascorsi per far approvare la legge ho avuto avversari incomparabilmente più competenti (oltre che più educati e ri­spettosi) di lui, che alla fine si sono ricre­duti.
Quel che mi preoccupa non sono quin­di le assurde teorie di questo Salvi (che non meriterebbero nemmeno una repli­ca tanto sono capziose e infondate) ma il fatto che un quotidiano come il Suo pos­sa dare dignità di pubblicazione a simili chiacchiere basate sul nulla.

L’esperto di economia, infatti, s’incar­ta a più riprese sulle sue teorie assurde e potrei riempire pagine e pagine con nu­meri che sconfessano in toto le sue affer­mazioni. Le conclusioni apocalittiche del professore si riassumono così: con la mia legge ci saranno solo più «mogli, fi­glie e amanti di» che verranno sistemati­camente discriminate all’interno dei CdA perché raccomandate e incompe­tenti. Francamente erano lustri che non trovavo assurto a dignità di pubbli­cazione un maschilismo così becero! Manderò al professo­re un elenco dettagliato con tanto di curricula del­le oltre 40 donne entrate nei CdA negli ultimi me­si: professioniste con un curriculum e delle compe­tenze da far impallidire il più talentuoso degli uomini. Ma perché di uomini «figli, mariti, amanti di» nessuno parla mai? Perché le donne che scalano le vette professionali devono aver sempre qual­che scheletro nell’armadio? E come mai in tutti gli ambiti in cui si accede per con­corso (università, avvocatura, magistra­tura) le donne sono oltre il 50 per cento e invece laddove il meccanismo è la coop­tazione arrivano a stento al 10 per cento (solo grazie alla legge di un «genio» come mi definisce gentilmente il professore)? E poi parlare di nepotismo in una società in cui sono gli uomini a detenere il pote­re, loro a mettere in lista - CdA o partiti che siano- è una vera boutade! Ma di cosa ha paura il professore? Forse di qualche poltrona che verrà meno o di una condivi­sione del potere? O di donne più scrupo­lose e rompiscatole che magari faranno qualche pulce in più ai bilanci e porteran­no qualche idea di cambiamento e rinno­vamento? E quanto allalibertà d’impresa che Salvi vede attentata dalla mia legge, più che da un pugno di donne la vedo mi­nacciata dalla burocrazia, dai corporati­vismi, dalle lobby o dagli speculatori fi­nanziari.

E credo sia un sacrosanto dove­re della politica intervenire quando i «normali» meccanismi di mercato produ­cono storture, introducendo correttivi in direzione del bene comune e del miglio­ramento della struttura produttiva. L’America e la recente crisi insegnano che la libertà economica e le qualità del capitalismo non siano in antitesi con re­gole che garantiscano il buon e virtuoso funzionamento di economie e società.

In sostanza, secondo questo fior di eco­nomista, gli istituti di ricerca di tutto il mondo, il nostro Parlamento al gran com­pleto, la vicepresidente della Commissio­ne­europea Viviane Reding e pure gli eco­nomisti, esperti e manager uomini che si sono detti a favore della legge (e hanno nominato donne nei CdA) non avrebbe­ro capito un tubo e stanno gettando il Pae­se, l’Europa e il mondo tutto in pasto a un esercitodi donne senza meriti che decre­teranno la rovina dell’economia mondia­le. In confronto la profezia dei Maya è un gioco da ragazzi! Contenti voi….

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