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Iva, il Cav al governo: "Sfori i patti Ue, tanto non ci cacciano"

Continua il braccio di ferro sull'aumento dell'Iva. Zanonato frena: "Manca la copertura economica". Berlusconi insiste: "Tagliare la spesa dello Stato". Dietro allo scontro c'è la lotta per la leadership del Pd. Fassina avverte: "A rischio il futuro del partito"

Iva, il Cav al governo: "Sfori i patti Ue, tanto non ci cacciano"

Incassato il via libera sul "decreto del fare", il governo torna a traballare sotto le bordate dei soliti noti. Dopo aver seminato scompiglio la scorsa settimana, il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato si è rimesso a fare barricate contro l'abolizione dell'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22%. Una manovrina da 8 miliardi di euro che potrebbe essere facilmente coperta economicamente se solo l'esecutivo si mettesse a tagliare la spesa pubblica. Purtroppo il fronte del "no" si ingrossa di ora in ora: in primissima linea, insieme a Zanonato,ci sono anche il titolare dell'Economia Fabrizio Saccomanni e il ministro dei Rapporti col parlamento Dario Franceschini. "Ma in quale azienda, non si possono tagliare i costi dell’1%? - ha chiesto Silvio Berlusconi - veramente una cosa non accettabile che non si si riescano a trovare questi fondi".

Il destino del governo, e del Paese, è minacciato dalla faida in corso tra le diverse anime piddì. Faida che rischia seriamente di far saltare la storica alleanza tra Pd e Pdl che potrebbe portare a compimento quelle riforme di cui l'Italia ha bisogno per rialzare la testa. Pufr avendo blindato le larghe intese, Berlusconi ha fatto notare che il "decreto del fare" è solo il primo tassello di un lungo processo che deve passare anche per l'abrogazione dell'Imu sulla prima casa e per l'abolizione dell'ennesimo balzello sull'aliquota Iva. "Bisogna che il gverno abbia il coraggio e l’autorevolezza di andare a Bruxelles a dire che sforiamo il limite del 3% all’anno - ha spiegato il Cavaliere - tanto non ci mandano fuori dall'Unione europea". Palazzo Chigi si è limitato ad assicurare che la posizione dell'esecutivo sugli impegni di bilancio "non cambia", ma non ha dato alcuna programmatica. Tanto che, se da una parte si va formando il sodalizio tra Brunetta e Fassina, dall'altra alcuni esponenti piddì non vogliono trovare la copertura economica per evitare l'ennesimo salasso sui consumi. Si tratta di una manovra da appena 8 miliardi di euro che su un conto della macchina pubblica da 800 miliardi di euro appare davvero come un'inezia. Eppure c'è chi la pensa diversamente. Il pasdaran del rastrellamento facile è il titolare dello Sviluppo economico che, a suon di interviste e proclami, sta seriamente minando la tenuta dell'esecutivo. "Non è che non voglio bloccare l’aumento dell’Iva - ha spiegato Zanonato in una intervista a Repubblica - dico che è molto difficile trovare le coperture, visto il poco tempo a disposizione". Per il ministro dem è come chi gioca al Totocalcio: "sarebbe felice di vincere e nello stesso tempo è preoccupato di non vincere". Peccato che in questo caso non ci sia in palio il tredici in schedina, ma il benessere degli italiani. Tanto che il Pdl legge sbigottito le dichiarazioni rilasciate a Repubblica. "Invece di rilasciare interviste distruttive perché non lavora in modo costruttivo insieme a Fassina e Brunetta? - si chiede Fabrizio Cicchitto - non abbiamo ancora capito se Zanonato è un gaffeur o un killer". Il fatto è che Zanonato è in "buona" compagnia. Dalle colonne del Corriere della Sera, infatti, Franceschini arriva a derubricare lo stop sull'Iva: "In cima a tutto c’è da affrontare la disoccupazione giovanile".

Dietro all'instabilità dell'esecutivo, in realtà, si celano le guerre fratricida dei democratici. Un'estenuante scontro va avanti da mesi. L'incapacità di Pier Luigi Bersani prima e di Guglielmo Epifani adesso a tenere le redini del carrozzone si riflette sulla tenuta del governo. Per un bieco gioco di poteri, mentre il Cavaliere continua a benedire le larghe intese, il premier Enrico Letta è vittima dei fuochi incrociati dei suoi. È, infatti, da via del Nazareno che arrivano le bordate che fanno più male. Le ultime proprio da Bersani ed Epifani che sotto sotto vorrebbero ancora un'alleanza con i Cinque Stelle e il Sel di Nichi Vendola. Ma quello che i due democrat chiamano "governo del cambiamento" non è altro che un vero e proprio ribaltone. Un gioco al massacro che fa male, in primis, agli italiani. "C'è chi non capisce che il futuro del Pd dipende dai risultati che questo governo otterrà - ha avvertito il viceministro dell’Economia Stefano Fassina - ci sono dirigenti che usano un atteggiamento strumentale che danneggia sia il Pd sia il governo, e quindi il Paese". Tra chi scommette contro Letta, poi, c'è anche Renzi che, a detta del viceministro dell'Economia, lavora "esclusivamente per ridimensionare i risultati del governo". Insomma, come già durante l'elezione del capo dello Stato, il Pd torna a lavare i panni sporchi in pubblico.

E la lotta per prendere il timone del partito al congresso di ottobre rischia di ferire il presidente del Consiglio.

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