"Queste riforme non le votiamo"

Il consigliere politico del Cav attacca: "Sul Senato il testo del governo non va bene. E Renzi ha peggiorato l'Italicum"

"Queste riforme non le votiamo"

Roma - Giovanni Toti, le parole di Geithner confermano il complotto ma mancano i nomi dei funzionari. Avete idea di chi possano essere?
«Vero: mancano i nomi. Ma verranno fuori. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Nel merito della questione, beh... Di indizi ce n'erano parecchi».

Ne ricordi qualcuno.
«Il libro di Zapatero ma anche le interviste di Friedman. Ora, però, è opportuno che della vicenda se ne occupino formalmente Parlamento e governo».

Non dimentica un'altra istituzione?
(Ride) «Capisco a chi allude. Napolitano è il garante della Nazione? Bene: la sovranità della Nazione è stata violata. Credo che Napolitano sia tenuto quanto meno a dire qualcosa».

Si dirà: Berlusconi cadde perché la sua maggioranza non reggeva. Fila?
«Non è così. Berlusconi è caduto perché dava fastidio a certi poteri. Quando lo denunciavamo sembravamo mitomani. Ora Geithner dice che avevamo ragione noi».

Persino Fini dice che bisogna far luce.
(Riride) «Le sue scelte hanno agevolato il disegno denunciato da Geithner. Forse le ha fatte in modo inconsapevole. Il che non migliora il mio giudizio su di lui».

Elezioni: il vostro obiettivo dichiarato è del 20-25%. Altino, no?
«Stiamo facendo una campagna elettorale responsabile ma inficiata dalla decisione di condannare Berlusconi con una sentenza ingiusta e senza prove. Renzi utilizza la presidenza del Consiglio e Grillo cavalca la rabbia comprensibile della gente. Ma ce la faremo».

Terzo posto in vista?
«Credo che avremo gli stessi consensi delle ultime politiche, al netto del tradimento umano e politico di Alfano. Umano nei confronti di Berlusconi; politico nei confronti degli elettori di centrodestra».

Se arriverete terzi o se Grillo dovesse fare il boom di consensi, le riforme frenano o accelerano?
«Non dipende dall'esito elettorale ma dalla capacità di scrivere le riforme bene. Se la riforma del Senato dev'essere solo una medaglia sulla giacca ma non fare il bene del Paese noi non la votiamo».

Quindi, ad ora, è un no?
«Il testo base del governo non va bene. Confido che il Parlamento lo cambi».

È ottimista?
«No per colpa del Pd: vive in una condizione di congresso permanete contro il proprio segretario».

Se neppure questa volta si fanno le riforme costituzionali, Grillo vola. Giusto?
«L'incapacità della politica di dare delle risposte è la prima benzina nel motore di Grillo che è una vera disgrazia: non propone mai nulla».

La legge elettorale è in alto mare. C'è il rischio che si voti con il Consultellum?
«Mi auguro di no perché, totalmente proporzionale, non garantisce né la governabilità né il bipolarismo. Facciamo il tifo per l'Italicum, sebbene peggiorato da Renzi».

Altro vostro obiettivo: unire i moderati; ma con gli alfaniani è lotta continua.
«Credo che quando la polvere della campagna elettorale si sarà posata ci dovremo mettere attorno a un tavolo. Lo impone l'aritmetica: i moderati, maggioranza nel Paese, divisi perdono. Alfano se ne faccia una ragione: Fi resta la spina dorsale del centrodestra; e guardi che fine hanno fatto Fini e Monti».

Dia un voto al governo.
«Ampiamente insufficiente: troppe promesse; troppo poche mantenute».

Gli 80 euro però arrivano.
«In realtà sono 50. E poi siamo sicuri di averli investiti nel versante giusto? Non era meglio darli alle imprese, ai commercianti, agli artigiani, i veri eroi di questa crisi? Per non dire delle riforme strutturali di fisco e Pubblica amministrazione: non se ne vede l'ombra».

Non c'è riuscito Berlusconi con la maggioranza del 2008; non c'è riuscito Monti con tutti i poteri forti ai suoi piedi. Magari ci riesce un governo di larghe intese con un Pd completamente renzianizzato. Fantapolitica?
«Fantapolitica. A meno che la crisi non diventasse così drammatica da renderlo necessario».


Giovanni Toti


Gli anni di Toti alla direzione di Studio Aperto, nel 2012 diventa direttore anche del Tg4, mantenendo la prima direzione


I

mesi di Toti al fianco di Berlusconi in Forza Italia. Nominato nel comitato di Presidenza è candidato alle Europee


Gli anni di Toti a Mediaset, dove entra come stagista nel 1996 a 28 anni, nel 1997 debutta a Studio Aperto

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