«Continuano a dirmi di stare calmo e avere pazienza, ma più lo faccio e più mi danno addosso. No, così non sono più disposto ad andare avanti». Silvio Berlusconi rimane chiuso tutto il giorno nel fortino di Arcore e l'umore, come ovvio, non è dei migliori. Non tanto perché la mattina la passa a rispondere alle telefonate preoccupate di questo o quel parlamentare che gli assicura la sua solidarietà e punta il dito contro «la persecuzione giudiziaria», quanto per la sentenza su Unipol che apre la lunga serie di condanne attese per marzo. «Sono ben conscio - dice il Cavaliere - che anche nei prossimi appuntamenti giudiziari non vi sarà spazio per le doverose assoluzioni che dovrebbero essere pronunciate nei miei confronti». «Solo in Cassazione - aggiunge - sarà possibile, come accaduto puntualmente ieri, ottenere giustizia».
Come finiranno il primo grado del processo Ruby e l'appello dei diritti tv Mediaset, insomma, l'ex premier lo dà assolutamente per scontato. D'altra parte, ripete come un mantra a chi ha occasione di sentirlo, «Il Fatto quotidiano ha pubblicato un mio interrogatorio con Ingroia al quale non era presente neanche un cancelliere» e «non è successo un bel nulla». Cioè, dopo 24 ore la trascrizione dell'intero interrogatorio arriva a un giornale e «sono io a essere condannato per rivelazione di segreto d'ufficio» sulla vicenda Unipol. «Intollerabile, ridicolo, surreale», ripete Berlusconi.
Con l'ex premier si schiera il Pdl in blocco, a partire da Angelino Alfano che parla esplicitamente di «tentativo di eliminazione di Silvio Berlusconi per via giudiziaria» e annuncia che «il partito reagirà con tutta la sua forza». E non si contano le dichiarazioni pro Cavaliere che arrivano nel corso della giornata da quasi tutti gli esponenti più in vista di via dell'Umiltà. È un Berlusconi che smania quello che nelle tante conversazioni se la prende contro «una persecuzione intollerabile che dura da 20 anni». E che non ce la fa più a «stare calmo» come gli consigliano le colombe. Non è un caso che dopo la frenata dei giorni scorsi, la manifestazione di pizza del Popolo del 23 marzo sia torna ad essere anti-pm, l'occasione per protestare contro «i magistrati politicizzati» e «l'intimidazione giudiziaria».
D'altra parte, saranno i processi a Berlusconi a scandire le prossime settimane e condizionare pesantemente le consultazioni. Che secondo l'ex premier finiranno con un buco nell'acqua perché - questo ripete in privato - Bersani «non riuscirà ad andare da nessuna parte». Secondo il Cavaliere, insomma, stando la pregiudiziale del Pd a una trattativa con il Pdl lo sbocco più probabile sono le elezioni anticipate. «Siamo in campagna elettorale permanente», ripeteva ancora ieri. E se si rivota, dice, «possiamo riuscire a vincere». Alla Camera, d'altra parte, Berlusconi c'è andato a un passo, distaccato dal centrosinistra di un misero 0,4%. E anche corresse Matteo Renzi «la partita è apertissima». Certo, sa bene il Cavaliere che il sindaco di Firenze è «un'insidia maggiore rispetto a Bersani», però ne ha stima e lo considera un interlocutore serio. Si verificasse un'altra situazione di impasse, per esempio, Renzi non avrebbe il problema di trattare con il leader del Pdl. Non si avviterebbe dietro la conventio ad escludendum su Berlusconi nel tentativo di far nascere un governo di minoranza che avrebbe come unico collante proprio l'antiberlusconismo. Un esecutivo, insomma, destinato a non avere certo lunga vita, visto che le situazione economica richiede che le priorità non siano solo il conflitto d'interessi o l'ineleggibilità.
Anche per questo, forse, il Cavaliere oggi non parteciperà al faccia a faccia a Palazzo Chigi con Mario Monti. Certo, c'è la congiuntivite che lo perseguita ma forse c'è anche che in questo momento i due hanno ben poco da dirsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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