Economia

Rehn paragona l'Italia alla Ferrari, poi sbanda

Il commissario Ue: "Serve un motore competitivo". Montezemolo: "Di troppo rigore si muore"

Rehn paragona l'Italia alla Ferrari, poi sbanda

Roma - Europa e Confindustria vanno all'attacco del taglio dell'Imu prima casa, mentre montano le proteste contro il probabile rincaro delle tasse sulla benzina per finanziare lo stop all'aumento dell'Iva. Con il disavanzo a un pelo dallo sforare il 3% del Pil, il governo si ritrova stretto fra i diktat di Bruxelles, le pressioni politiche e le proteste degli imprenditori. Situazione tutt'altro che agevole per il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che ieri a Roma ha incontrato il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, rassicurandolo sugli impegni di bilancio.
Ma è stato proprio Rehn ad entrare a gamba tesa sulle scelte di politica economica e fiscale. L'abolizione dell'Imu prima casa «ha suscitato e suscita preoccupazione, rispetto allo spostamento degli oneri fiscali dai fattori produttivi verso altri cespiti - attacca Rehn - e va in direzione opposta alle nostre raccomandazioni». Bruxelles vuole che l'Italia tassi di più la proprietà (leggi la casa) e i consumi (leggi Iva) per destinare le risorse al tagli delle imposte sul lavoro. Potrebbe essere la nuova Service tax a correggere la situazione, aggiunge l'eurocommissario. Non solo. Rehn definisce un «segnale d'allarme» l'andamento del nostro spread, peggiorato rispetto alla Spagna. Proprio ieri, contraddicendo il commissario, i due valori si sono appaiati.
«L'Italia è come la Ferrari, incarna una grande tradizione di stile e capacità tecnica, ma per vincere deve avere un motore competitivo», dice Rehn. Gli risponde il presidente della rossa di Maranello, Luca di Montezemolo: «L'Italia è un Paese come la Ferrari, forte e competitivo; ma l'Europa non deve coltivare il miti del rigore, perché di troppo rigore si muore». Più sferzanti le repliche da esponenti del Pdl, a partire da Maurizio Gasparri: «Rehn in Italia non è il benvenuto».
Il «no» all'abolizione tout court dell'Imu prima casa arriva anche dalla Confindustria che lamenta «l'iniquità» della cancellazione, che favorirebbe le famiglie ad alto reddito. Bisogna invece, aggiunge la Confindustria, escludere gli immobili strumentali, uffici e capannoni, dall'Imu e dalle «future tassazioni». L'Imu su capannoni, laboratori, alberghi vale 9 miliardi di euro, e porta la pressione fiscale al 68%, secondo i calcoli di Rete imprese Italia. La detassazione della prima casa «sottrae risorse alla riduzione delle tasse sul lavoro», osservano in viale dell'Astronomia. Gli industriali sollecitano anche lo stop alla cassa integrazione in deroga.
Nell'incontro con Rehn, Saccomanni ha parlato della prossima nota di aggiornamento del Def (il documento di economia e finanza che il Consiglio dei ministri discuterà entro il 20 di questo mese). E, molto probabilmente, del «caso Iva». I due partiti principali di maggioranza concordano sul rinvio dell'aumento dell'aliquota dal 21 al 22%, in attesa di una revisione complessiva dell'imposta. Ma c'è il rischio che la copertura di un miliardo per il rinvio di tre mesi sia trovata senza eccessivi sforzi di fantasia, cioè aumentando ancora una volta le accise sulla benzina. Il caro tasse sul carburante potrebbe essere usato anche per coprire alcune spese non rinviabili.
«Basta con il bancomat delle accise», protesta l'Assopetroli. Le imprese del settore calcolano che, se scattasse la clausola di salvaguardia, la benzina potrebbe rincarare fra i 2,1 centesimi fino a un massimo di 6 centesimi.

Sarebbe il settimo aumento delle accise sui carburanti dal 2011 a oggi, con un incremento medio di 200 euro in più di spesa a famiglia: la cifra pagata in media con l'Imu prima casa.

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