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Renzi insiste: "Non accetterò premi di consolazione"

Il sindaco di Firenze chiude a Firenze il suo tour in giro per l'Italia in vista delle primarie del centrosinistra

Renzi insiste: "Non accetterò premi di consolazione"

Matteo Renzi torna a ripetere che in caso di sconfitta alle primarie del centrosinistra "non accetterà mai alcun premio di consolazione". Lo ha detto intervenendo alla convention della Stazione Leopolda a Firenze. "Nessun premio di consolazione perché non voglio diventare come loro. Non possiamo perdere mai la nostra dignità perché siamo portatori sani di valori ed entusiasmo". Con malcelato orgoglio il rottamatore rivendica un primato: "Siamo gli unici che hanno il diritto di cambiare le cose perché siamo gli unici non invischiati nelle gestioni fallimentari degli ultimi venti anni. Siamo gli unici - ha continuato - che possono andare al governo senza presentare la giustificazione".

Poi, tra una battuta e l'altra, spiega cosa c'è dietro al termine che l'ha reso famoso e che è finito al centro della vita politica italiana, a destra come a sinistra. L’espressione rottamatori "è partita in modo casuale, avendo forse bevuto un pochino troppo a pranzo".

Durante il suo intervento "marzullianamente" Renzi si fa una domanda e si dà una risposta: "Ma tu non ti senti un po' arrogante a voler governare il Paese? Sì!". E si sbilancia sul futuro politico del Paese: "Se vinciamo non ci sarà nessun partitino. Non c’è più spazio per voi cari partitini dei veti". Su Grillo & C non ha dubbi: "Per chiudere con l'antipolitica c'è un modo semplice, quello cioè di fare quello che non abbiamo mai fatto". Ovvio pensare, facendo uno più uno, che l'accusa è rivolta a tutti, ma in primo luogo al suo partito.

Renzi gonfia il petto d'orgoglio citando gli ultimi sondaggi: "Oggi il Pd è sopra il 30%: andate a ricercare quelli che ci dicevano che le primarie ci avrebbero distrutto". A chi gli domanda se si vede come futuro segretario del partito, risponde con una delle sue solite battute: "Ho le stesse possibilità di diventare Papa che di diventare segretario del Pd, è un rischio che non corro". E ammette: "Sono più interessato a pensare cosa deve fare un uomo di governo", per cui "il segretario del partito per prima cosa deve pensare ad andare al governo.

Sogno un Paese in cui il nome del segretario del Pd, così come quello dei democratici americani, nessuno sa quale sia".

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