Renzi scopre il marcio nel Pd: "Chi ruba via a calci nel sedere"

Il premier-segretario rottama la diversità comunista: "Fuori dalla storia negare che ci siano responsabilità nella mia parte politica. Ci sono ladri e non ladri. Greganti è stato un errore"

Renzi scopre il marcio nel Pd: "Chi ruba via a calci nel sedere"

La rivoluzione corre sui binari. Frecciarossa Firenze-Napoli, andata e ritorno, ed è fatta. I problemi che strozzano il Paese maciullati sulle rotaie del nuovoSpeedy Renzies Express, che al posto della turbina monta una lingua più veloce della luce. «Bullo non lo sono mai stato. Qualcuno mi riterrà sempre un Papa straniero. E, mentre fanno i convegni, cambieremo l'Italia e metteremo residenza a questo 40 per cento, luogo naturale della sinistra». Ma è ormai evidente che il risultato travolgente delle Europee ha lanciato Matteo Renzi ben oltre il soglio pontificio. Così la gente a Napoli lo incontra e la sorpresa finisce nella consuetudinarietà dei selfie e compagnia cantante. Il premier se la prende con Grillo («Insopportabile, parla con lo xenofobo inglese e non con noi»), sogna la fine della legislatura e (soprattutto) di passare alla storia come colui che ha raccolto l'Italia sul lastrico e la «porta di nuovo a volare». Una carrellata dirompente su problemi e soluzioni a portata di mano che mandano in sollucchero, alla «Repubblica delle idee», il direttore Ezio Mauro.

Il supersonico di Renzi corre verso il «partito della Nazione», per cui se nel Pd «non ci sono più noi e loro», si può anche ammettere che anche il Pd è pieno di ladri. «È fuori dalla storia negare che ci siano responsabilità anche nella mia parte politica. Non conta dire in quel tipo io non c'ero». Ma attenzione: «Chi ruba va a casa a calci nel sedere. Non c'è Pd e non Pd. Ci sono ladri e non ladri. Greganti è stato un errore, punto». Parola «fine» alla «diversità comunista» (milioni di rubli e lirette dopo). I ladri delle inchieste Mose ed Expo, così come gli altri, hanno i giorni contati, promette. Interventi strutturali e non emergenziali. «È arrivato il momento di una riforma radicale: se serve una settimana in più ce la prendiamo. Cambieremo radicalmente il processo amministrativo, l'impostazione della procedura pubblica». Venerdì il Cdm varerà un provvedimento annienta-ladri all'interno del pacchetto giustizia. Nessun potere speciale per Cantone, perché ciò che serve «non è una supernocciolina di SuperPippo che lo trasformi in un SuperPm». Eppure bisognerà dare spazio all'interventismo dell'Autorità anticorruzione, per cui riceverà «anche le funzioni delle Autority che non hanno funzionato e che non ha più senso che esistano: nel Mose la cosa grave è sono coinvolti i ladri ma anche le guardie». Regole ferree per chi ruba: «Mi fai la cortesia, tu che hai corrotto o concusso qualcuno, di non mettere più piede negli appalti pubblici». Un Daspo accolto dal favore generale.

Così come il resto delle rivoluzioni (quasi tutte già annunciate) cui il premier assegna frasi da consegnare alla storia. «Il Pd non può essere il partito che dice che le tasse sono bellissime, perché in Italia la materia fiscale è quanto di più assurdo, farraginoso e devastante ci possa essere». Pronte le soluzioni: venerdì parte la semplificazione, l'anno prossimo le dichiarazioni dei redditi «precompilate». Entro estate l'Italicum sarà legge, così (in prima lettura) la riforma del Senato. La Rai, piuttosto che annunciare scioperi, tornerà «a fare servizio pubblico». In Europa, «che l'Italia è in grado di portare fuori dal pantano», Renzi sbloccherà 184 miliardi di fondi strutturali.

Al sindaco De Magistris promette che anche la questione meridionale sarà risolta e ogni tre mesi tornerà a Napoli per verificare, anche perché si prefigge «un derby tra iPhone e mozzarella di bufala». Ecco quel che serve: non una bufala. Un abbonamento a Trenitalia.

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