Renzi ha fatto il pieno di voti alle Europee e in meno di 24 ore si sono riaffacciati i soliti noti. Ringalluzziti dal risultato, che loro mai si erano sognati, rilasciano generose dichiarazioni, dispensano consigli (spesso non richiesti) e, sotto sotto, sognano un posticino al caldo, magari in quella Commissione europea per la cui formazione il leader del Pd potrà far sentire con forza la sua voce. Di chi stiamo parlando? Sono sempre loro, i soliti D'Alema, Prodi e Veltroni... Sono rispuntati fuori dall'ombra come se nulla fosse. Staremo a vedere quanto verranno ascoltati e coccolati dal presidente del Consiglio. Ma andiamo con ordine.
"Non esistono candidature, decide il presidente del Consiglio in base all’interesse del Paese". Massimo D’Alema risponde così a SkyTg24 a una domanda sulla sua possibile candidatura a un ruolo in Europa. "Renzi ha la delega piena per capitalizzare il risultato elettorale e sceglierà le persone più adatte". L’ex premier analizza poi il voto europeo, che definisce "un voto contro le politiche di austerità e dalle gabbie del monetarismo". Un "campanello d’allarme» anche per Angela Merkel che non ha mantenuto il suo consenso, anzi lo ha perso a favore del Spd. "La Cdu di Angela Merkel rimane il primo partito ma ha subito una flessione a favore dell’Spd. Per lei è stato un campanello d’allarme".
Una punzecchiatura (non troppo cattiva) la rivolge al leader del suo partito: Renzi è stato "protagonista di un balzo in avanti" ma nel risultato elettorale pesa anche la "forza tradizionale" del Pd. "Non si arriva al 40% solo con i nuovi elettori di Renzi ma anche con l’elettorato tradizionale che ci ha seguito". E va aoltre nel ragionamento: "La struttura delle preferenze è impressionante perché si dimostra che tutti abbiamo concorso a questa vittoria - osserva D’Alema - Molti candidati non renziani sono stati eletti: il nostro elettorato tradizionale ha tenuto, è rimasto. Abbiamo dimostrato di essere un grande partito, di avere un leader con forza espansiva ma anche di essere un partito in grado di rappresentare una varietà di elettori. Siamo stati uniti in questa campagna elettorale - conclude - Il Pd è partito pluralista ma in grado nelle battaglie che contano di essere unito".
Poi D'Alema si sofferma sul centrodestra, azzardando un'analisi che, ovviamente, parte dall'attacco a Berlusconi. Sentite cosa dice: "Se uno mette insieme i pezzetti che ci sono in giro, si vede che la destra c’è. Una destra che sta vivendo una grave crisi di leadership e la vera generosità di Berlusconi sarebbe fare un passo indietro, lasciare campo a una nuova leadership. Le leadership passano, uno si deve ritagliare ruoli diversi nella vita. Quando un uomo non è in grado di lasciare spazio a una generazione, si dimostra ingeneroso. Credo che il problema della destra italiana sia trovare una nuova leadership in grado di renderla più europea. Non si può fare parte del Ppe e poi attaccare la Merkel, così si fa solo confusione. La destra c’è, è minoritaria, ma se stanno tutti insieme arriva quasi al 30%".
Il sogno di Veltroni
"Grazie a Renzi si è avverato il mio sogno: dare all’ Italia quel grande partito riformista di massa che non aveva mai avuto. Un partito a vocazione maggioritaria". E' al settimo cielo l’ex segretario del Pd Walter Veltroni nell'intervista al Corriere della Sera.
"Renzi e io veniamo da mondi diversi, ma abbiamo la stessa idea: il Pd non deve limitarsi a riempire il proprio recinto per poi unirlo al recinto dei vicini. Il Pd deve saper parlare a tutti gli italiani", afferma Veltroni, secondo cui "questo risultato storico è frutto di due circostanze oggettive: il fatto che Renzi sia al governo da poco, e abbia indicato la possibilità di un cambiamento; e la crisi di Berlusconi. Ma c’è anche una circostanza soggettiva: la personalità stessa di Matteo, la sua determinazione, la cattiveria che io non ho saputo avere, cosa che mi sono sempre rimproverato come un difetto. Se il sogno si è avverato, il merito è suo. Compreso il merito di aver sfidato, da riformista, tutti i conservatorismi". Su Grillo Veltroni osserva che "l’esasperazione del linguaggio non ha pagato, né ha pagato la logica dello scontro tra amico e nemico. Detto questo, è ancora sopra il 20%", rileva Veltroni. "Non ho mai creduto al parallelo con Marine Le Pen: l’ elettorato dei Cinque Stelle è molto più complesso, esprime una richiesta di innovazione che in parte Renzi è riuscito a intercettare". Quanto a Berlusconi "se con tutto quello che è successo riesce ancora a mettere insieme il 16,8%, vuol dire che ha ancora un’ area
di consenso", osserva Veltroni. "Cercherà di mettere in campo una nuova leadership, probabilmente quella di sua figlia Marina".
E Prodi sprona Renzi
"L’Italia era da tutti indicata come l’anello più debole del contesto europeo. E così non è stato - sentenzia Romano Prodi in un’intervista ai quotidiani il Mattino e il Messaggero -. Di fronte alle difficoltà francesi e al non entusiasmante risultato spagnolo, il forte progresso del Pd italiano dà all’Italia la possibilità di prendere iniziative per proposte di politica economica nell’interesse di tutti i Paesi e non solo della Germania". Per Prodi "ci vuole una politica di ripresa. Una politica energetica investendo in gasdotti, oleodotti, energie alternative, reti elettriche. Dobbiamo integrare le linee ferroviarie e stradali tra i vari Paesi europei. Abbiamo bisogno di una politica di raddoppio degli investimenti in ricerca e sviluppo. Tutte queste eventualità - sottolinea - sono molto più possibili oggi che non in passato e l’ Italia, avendo acquisita una nuova credibilità, può indirizzare in questa direzione la sua presidenza del semestre europeo", arrivando al vertice d’ autunno "preparata e con le alleanze giuste". "L’ avanzata degli antieuropeisti in Francia preoccupa ma era prevedibile", osserva Prodi, secondo cui i populisti "non agiranno mai con un’ iniziativa unitaria, però possono fare azioni di sabotaggio della vita parlamentare". Di fronte a questo, "se c’è un minimo di intelligenza politica, vi è l’obbligo e la convenienza di dar vita a una più forte politica europea. Una grande coalizione che potrà finalmente fare ciò che negli ultimi dieci anni le istituzioni europee non sono riuscite a realizzare. Le principali forze politiche si dovranno unire, perché capiscono che andando avanti così la stessa idea di Europa va a finir male".
Che farà ora il premier?
Resta da capire cosa deciderà di fare Renzi.
Darà ascolto ai vecchi leader che lui (in parte) ha rottamato conquistando prima il partito e poi il governo? Continuerà a "rottamare", facendo terreno bruciato rispetto al passato (non molto tempo fa dissse: "con me il Pd può arrivare al 40%, con loro si ferma al 25%"), oppure accetterà di fare qualche compromesso cercando di dare spazio a qualcuno di loro? E, poltrone a parte, ascolterà i grandi vecchi del partito? Oppure andrà avanti facendo tutto di testa sua? Tra poco lo scopriremo.
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