Il grimaldello con il quale si vuole attaccare la riforma Fornero è quello degli esodati. Una nutrita pattuglia di dipendenti (si calcolano in 400mila, ma i numeri sono motivo di contendere) che dovranno stare a casa (per un massimo di 5 anni) senza stipendio e senza pensione proprio perché la riforma ha innalzato i limiti per ottenerla. Ovviamente per chi vive questa situazione, l’umore è nero. È comprensibile. E il governo ha messo sul piatto le risorse per risolvere i casi più eclatanti (circa 65mila).
Ma scusate signori, come deve essere l’umore di categorie molto meno protette, che proprio grazie al nostro generoso sistema previdenziale oggi faticano a campare? Coloro che si stracciano le vesti per gli esodati (che comunque un lavoro l’hanno avuto e una pensione ce l’avranno) cosa pensano dei «paria-subordinati»? Gente che guadagna quattro soldi e con scarsa tutela sociale, proprio perché la torta se la sono mangiata i loro genitori. E come la mettiamo con centinaia di migliaia di invisibili che sono stati licenziati per crisi aziendale e si trovano nella sfortunata condizione di essere solo dei quaranta- cinquantenni? E gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori (per lo più piccoli e micro) che chiudono, che welfare hanno? La risposta sindacale a queste domande la conosciamo: «Non si possono abbassare i diritti per tutti, bisogna aiutare anche loro ». Sì boom, con quali soldi? La realtà è che la Fornero ha messo mano, come dice bene Ichino (www. pietroichino.it) ad una riforma che restituisce un po’ di speranza anche ai giovani. Per anni ci siamo illusi di pagare pensioni a 60 anni dopo 37-38 anni di contribuzione, con i soldi delle generazioni future. Questo è il gigantesco inganno dello schema Ponzi del nostro sistema pensionistico. L’Ocse, non la Fornero, ha calcolato che i Paesi occidentali nel 1950 andavano in pensione a 64,5 anni e nel 1993 a 62,7 nonostante sia aumentata, grazie al cielo, la speranza di vita di cinque anni.
I giovani e i meno giovani di oggi sono di fatto gli esodati di domani. Solo che la loro sofferenza è differita. E nessuno li protegge. Solo una riforma seria delle pensioni (come quella Fornero) li tutela. Discorso analogo per le ferie di Polillo. «Ne facciamo troppe » dice il sottosegretario. Il punto è che anche in questo campo esistono due Paesi: quello dei tutelati e quello che non lo è. Chi ha il suo bel contrattino ha tutte le garanzie; e gli altri sfacchinano. Ci sono alcuni settori (soprattutto quello pubblico) in cui si pensa che i pasti siano gratis. Un mondo fatto solo di diritti e di pochissimi doveri.
La parola d’ordine di chi vuole mantenere immutata questa ingiustizia è: dignità del lavoro. Palle. Siamo tutti abituati alla nostra cuccia. E pensiamo di poter vivere all’infinito rimandando il pagamento del conto ai nostri figli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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