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Riforma del lavoro, Casini: "Uniti con il governo Monti altrimenti ci sarà vera crisi"

Il leader dell'Udc invita i partiti all'unità sulla riforma del lavoro. E avverte: "Se si continua così il governo prima o poi entra in crisi sul serio"

Riforma del lavoro, Casini: "Uniti con il governo Monti altrimenti ci sarà vera crisi"

Prova a fare da paciere e cerca di richiamare gli altri partiti alla moderazione e alla convergenza sul tema infuocato della riforma del lavoro. Ma Pier Ferdinando Casini non si esime dal prevedere tempi bui, nel caso in cui questa convergenza non si realizzasse.

"Siamo nel mezzo di un’emergenza che non è finita. In qualche mese questo governo è riuscito a fare quello che gli altri governi, quelli del mitico bipolarismo, quelli di Prodi e Berlusconi, per anni non hanno fatto rinviando i problemi", ha detto il leader dell’Udc a margine del convegno Giovani e vocazione alla politica organizzato dal dipartimento Formazione dell’Udc, aggiungendo poi che "noi siamo impegnati dal mattino alla sera a fare gli sminatori per cercare di fare andare avanti tranquillo l’esecutivo perché c’è chi tira da una parte e chi tira dall’altra". 

Poi l'avvertimento: "Se si continua così il governo prima o poi entra in crisi sul serio e sarebbe un atto di irresponsabilità allo stato puro. Oggi è il momento di stare vicini a questo governo, di aiutarlo e di superare anche le difficoltà che ci sono".

Sul futuro politico, soprattutto del suo partito, Casini sembra avere le idee chiare e e preannuncia uno scioglimento dell'Udc: "Dopo la vicenda Monti, nulla sarà come prima e noi lavoreremo perché cambi nella sostanza la politica italiana e probabilmente, per fare questo, dovremo anche sacrificare il nostro partito, perché bisogna andare oltre quello che c’è, occorre creare qualcosa di nuovo".

Non poteva mancare poi l'elogio nei confronti del premier Mario Monti che "ieri mi è piaciuto molto perché ha fatto capire che è il momento della verità e delle responsabilità e non delle promesse".

Per combattare la crisi, Casini concorda con la ricetta dell'esecutivo e afferma: "La politica italiana ha detto troppi sì e ora occorre fare il percorso inverso. Occorre mettersi in testa che per curarsi bisogna assumere medicine anche amare e in questo periodo ne stiamo assumendo molte, e si fanno molti sacrifici. Medicine e sacrifici che servono per la guarigione del Paese".

Per questo, il presidente dell’Udc ha sottolineato che "c’è un’emergenza, siamo in recessione e il governo deve occuparsi della crescita".

Infine, per quanto riguarda il contestato articolo 18, Casini smorza i toni e dice: "Sento in questi giorni cose che non mi piacciono: gli imprenditori non sono cannibali che vogliono licenziare. L’imprenditore serio è quello che vuole crescere con la sua azienda e punta ad assumere e non bisogna demonizzare gli imprenditori come fossero usurpatori del denaro".

Ma è proprio su questo tema che l'opera di dissuasione di Casini difficilmente sarà accolta dagli altri partiti: Pd (al netto delle divisioni interne) e Idv in testa. Infatti, il presidente democratico, Rosy Bindi ha ribadito che "questa legge non potrà mai essere approvata così com’è. Questo articolo 18 rischia di incidere pesantemente nella vita dei lavoratori soprattutto quelli vicini all’età pensionabile, che si è allontanata con la riforma delle pensioni. Anche per riguarda i nuovi assunti abbiamo lavorato per il cosiddetto modello tedesco, nel quale spetta al magistrato decidere se i motivi economici sono reali e se i lavoratori hanno diritto al reintegro o all’indennizzo. Penso che su questi punti si debba lavorare in Parlamento e dobbiamo farlo con tutte le forze politiche, con quelle che sostengono il governo ma anche con le altre".

Ancora più dura la posizione dell'Italia dei Valori, che giorni fa ha annunciato che "ci sarà un Vietnam parlamentare". Il leader Idv, Antonio Di Pietro ha ribadito il proprio ostracismo nei confronti del governo, reo di difendere solo i poteri forti: "In questi giorni i ministri e il presidente del Consiglio hanno fatto a gara per spiegare le ragioni della legge sui licenziamenti facili che modifica e demolisce l'articolo 18. Hanno raccontato al Paese che questa controriforma del mercato del lavoro aiuterà gli investimenti stranieri, ridurrà il precariato, aumenterà assunzioni e protezione sociale. In realtà, siamo di fronte ad un elenco di bugie".

Sulla stessa linea anche il Carroccio. Per l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, "questa riforma fa arretrare di 10 anni le riforme fatte con Marco Biagi".

Il Pdl invece continua ad appoggiare la riforma del lavoro, ribadendo il suo no a eventuali modifiche in Aula.

"Il disegno di legge deve rimanere inalterato, modifica dell’articolo 18 compresa", ha precisato in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera.

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