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Il ritorno di Berlusconi: "Italia ingovernabile, sì al presidenzialismo"

Il leader di Forza Italia rilancia l'elezione diretta del capo dello Stato: "Oggi il presidente va oltre le sue funzioni: è patologico"

«Dal primo settembre tutti in campo nei gazebo. Servono 50mila firme, ma noi pensiamo di raccoglierne qualche milione». Silvio Berlusconi torna a Montecitorio e nella sala gialla della Camera lancia la «missione Presidenzialismo», ovvero l'iniziativa legislativa e popolare con cui Forza Italia chiede l'elezione diretta del capo dello Stato. Un obiettivo che non annulla o sostituisce il Patto del Nazareno.
«Siamo qui per portare avanti una nostra voglia di governabilità, che non c'è nel Paese con gli attuali assetti», spiega il presidente di Forza Italia, presentando la sua proposta. Una strategia che si svilupperà su tre percorsi paralleli. In primis la ripresentazione in Senato degli emendamenti per l'elezione diretta del capo dello Stato («la via più breve sarebbe l'approvazione al Senato degli emendamenti presentati da Gasparri»). Quindi la presentazione di una proposta di legge costituzionale. Infine un referendum con cui chiedere ai cittadini se approvano la scelta presidenzialista.

L'importante è riportare questo tema in cima alla lista delle priorità. «Oggi abbiamo un capo dello Stato che è passato al di là della sua funzione prevista dalla Costituzione, passaggio che è diventato patologico - incalza il leader di Forza Italia - e ha prodotto una distorsione patologica di una democrazia parlamentare». «Negli ultimi decenni il capo dello Stato si è trovato a svolgere, sempre di più, un ruolo di supplenza emergenziale ma quando l'emergenza si protrae troppo a lungo finisce per diventare fisiologica. Il capo dello Stato non è espressione della volontà dei cittadini, ma viene deciso dopo contrasti e accordi tra i segretari dei partiti, chiusi in una stanza, e a volte di notte. Quindi, con le idee non chiarissime». Un vulnus su cui non è possibile continuare a chiudere gli occhi.

Berlusconi non mostra particolare nostalgia per il Palazzo. Anzi sottolinea come non gli sia «assolutamente mancata» la Camera dopo la sua decadenza da parlamentare. In ogni caso «non è una accelerata sulle riforme» perché «noi le riforme le abbiamo sempre volute». «Dobbiamo ancora trovare un accordo - racconta Berlusconi - Renzi è disponibile a un nuovo incontro, ma insiste sul fatto che il nostro capogruppo Romani e la signora Boschi si incontrino per trovare un punto che vada bene a entrambi». L'incontro, spiega il leader di Forza Italia, ci sarà oggi. «Se poi Romani e Boschi non raggiungono l'intesa vedrò direttamente Renzi». L'importante è cancellare la pretesa che Forza Italia accetti a scatola chiusa proposte non concordate e messe in campo da altri, senza preventiva consultazione. «Noi siamo l'opposizione di centrodestra, liberale a un governo di sinistra tenuto in piedi da alcuni parlamentari eletti dalla destra - sottolinea Berlusconi -, ma se il governo ci propone delle riforme che anche a noi vanno bene noi non facciamo mancare il nostro appoggio a provvedimenti indispensabili per rendere il nostro Paese governabile».

Nel merito delle proposte, Berlusconi punta sulla riforma del Senato e sul presidenzialismo. «La riforma del Senato squilibra lo Stato a favore dell'Anci e lo consegna alla sinistra. Forza Italia mantiene gli impegni con Renzi ma c'è ancora da trovare l'intesa sull'elezione dei senatori ed io sono sicuro che la troveremo». Poi torna ad alzare il pressing sul presidenzialismo e sull'elezione diretta del presidente della Repubblica. «Renzi, il governo e la sinistra accolgano questa nostra proposta. Noi ripresenteremo gli emendamenti già presentati. Se ci fosse accordo su questi emendamenti, che si possono anche cambiare, si darebbe al Paese un sistema snello».

Berlusconi sul presidenzialismo non esclude che si possa aprire un confronto con il Pd, alla luce anche delle precedenti aperture. Occorre, però, procedere a una «riforma globale» poiché le riforme costituzionali ora all'esame del Senato «da sole non bastano» e «non risolvono i problemi». «Se il Parlamento non dovesse accogliere e fare sua la nostra proposta - è l'auspicio del Cavaliere - almeno ci consentano di fare il referendum propositivo di una legge che ora non è previsto dalla Costituzione».

Il presidenzialismo, in ogni caso, non diventerà una conditio sine qua non o uno strumento di veto. «No, non sarà così perché noi abbiamo preso un impegno sul titolo V, riforma del Senato e legge elettorale e noi gli impegni li manteniamo».

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