Il ritorno di Tremonti l'anti-tutto "Un referendum sull'Europa"

L’ex ministro attacca destra, sinistra, tecnici e lancia la sua lista: "Sto scrivendo il mio manifesto. Per me gli italiani devono scegliere se stare o no nell’euro"

Il ritorno di Tremonti l'anti-tutto "Un referendum sull'Europa"

Roma Giulio contro tutti, entusiasta solo di Tremonti. Critiche, nell'ordine, a Berlusconi, Monti, Draghi, Fornero, lodi solo per se stesso, perché da ministro - questo il tono - aveva capito tutto, ma non fu compreso da nessuno e perché in futuro, con il suo movimento, troverà una risposta ai problemi dell'euro.
I giorni del governo sono lontani per Tremonti. Quando era il titolare di via XX settembre, di consensi a Cernobbio ne raccoglieva molti. Ieri ha trovato pochi applausi e ha persino dovuto subire - riferisce chi ha preso parte al Workshop Ambrosetti - qualche invito a non esagerare, quando ha insistito sulla perdita di sovranità da imputare all'Ue e ha ipotizzato un nuovo referendum sull'euro.
Su di lui, comprensibilmente, pesa il sospetto che si muova da politico puro e cerchi vetrine per lanciare il suo movimento. In ambienti del Pdl si parla anche di un reclutamento via telefono che l'ex ministro sta facendo personalmente.
Ieri, Tremonti non ha fatto nulla per smentire un suo impegno alle prossime elezioni. Si è presentato in sala stampa subito dopo il premier (particolare che non è sfuggito ai giornalisti) e ha confermato la scesa in campo. Sul movimento, solo poche parole. Ha spiegato che sta «scrivendo il manifesto», che «sarà qualcosa di più di un programma», perché «bisogna andare oltre la tradizionale divisione tra destra e sinistra, che non ha più senso». E comunque «noi alle elezioni ci saremo».

Per coerenza, l'ex ministro del Tesoro ha poi tirato fendenti a destra e manca. A partire dal premier Mario Monti, che era la guest star di Cernobbio, ma che a Tremonti sembra un ripiego. Il governo tecnico, «è stata una scelta fortemente discutibile. Monti doveva darci stabilità finanziaria, crescita e riforme. Invece lo spread resta alto, la crescita segna un bel -3%, le riforme sono state sbagliate». Monti è la sconfitta della politica: «Siamo messi esattamente come nel 1991-1992. Dopo le elezioni come allora molti partiti spariranno, e una grosse koalition proprio non la vedo. Vedremo». Male anche la riforma del lavoro del ministro Fornero e il pasticcio sugli esodati.
Meglio, quindi, il precedente governo, del quale faceva parte? No. Berlusconi non seguì i suoi consigli sugli eurobond e sulla politica economica. E sulla caduta dell'esecutivo di centrodestra, Tremonti sospetta addirittura che ci sia stata una «auto-regia». La lettera della Bce, quella che ci impose le riforme, ha raccontato l'ex ministro dell'Economia, «non l'ho mai chiesta: uno che chiede la lettera alla Bce commette un errore a valle». E, comunque, «io non la conoscevo, la ignoravo. E invece la conoscevano tutti, penso anche il Quirinale». Quindi, un errore accettarla, seguirla e anche renderla pubblica. Lui, comunque, non c'entra niente.

Tremonti a Cernobbio ha bocciato anche Draghi. Per valutare la cura anti spread della Bce «serve tempo», ma «sorprende questa preferenza ai titoli a uno e tre anni. Mi chiedo chi pagherà gli interessi. È un meccanismo di rinvio, giro i soldi da una parte all'altra». Sottinteso, lui avrebbe fatto diversamente.
Quindi scomparirà la moneta unica? «No, perché se sparisce l'euro, avremmo costi insostenibili ma anche politicamente sarebbe una cosa devastante». La ricetta per uscirne? «La sto scrivendo». È il manifesto del suo movimento. Da vedere come convincerà gli italiani e l'Europa a seguirla.
Difficile capire a chi si rivolga l'ex esponente del Pdl.

Non a destra, né a sinistra. Parla di internet, dove ci sono «movimenti incredibili». Ma è improbabile anche nel ruolo di nuovo Grillo anti Ue. Se fosse un prodotto, sintetizzava ieri un esperto di marketing, avrebbe problemi di posizionamento.

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