Rutelli vuole Lusi in galera: il Senato dica sì all’arresto o qui arriveranno i forconi

Rutelli vuole Lusi in galera: il Senato dica sì all’arresto o qui arriveranno i forconi

RomaPer i giudici è un mistero. Per Francesco Rutelli semplicemente uno sbaglio. Può capitare, visto che «i giudici lavorano in pochi giorni, e forse vanno a procurarsi informazioni su qualche fonte aperta e non su atti ufficiali», maligna l’ex sindaco di Roma.
Tutto ruota attorno ai conti dei pm che indagano sull’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, accusato di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Secondo gli inquirenti Lusi si sarebbe impossessato di circa 25 milioni di euro dalle casse della Margherita. Giovedì il tribunale del Riesame di Roma ha sottolineato che al partito sono giunti 88 milioni di rimborso elettorale e che solo 60 sarebbero stati spesi per attività politiche. Quindi: 28 milioni su cui indagare. Ma per il tribunale del Riesame ce ne sarebbero altri 50. E spuntano anche 2,5 milioni in assegni a vuoto staccati dal tesoriere Dl per beneficiari ignoti.
Un turbine di cifre che fa sorridere Rutelli. «La Margherita non ha mai raccolto 88 milioni di euro e non c’è alcun mistero sulla mancanza di 50 milioni. Tutto è indicato nei bilanci con estrema chiarezza», spiega il leader dell’Api, che annuncia un’operazione trasparenza: «Tra due settimane all’assemblea federale che deciderà l’estinzione della Margherita presenteremo un “bilancione” senza precedenti per esattezza e dettagli, con tutte le spese ed entrate del partito, numeri dettagliati fino all’ultimo euro». Cifre già da mesi disponibili sul sito www.margheritaonline.it.
Rutelli descrive Lusi come un film dai due tempi: «C’è un Lusi-1, capo scout, un po’ arcigno, quasi francescano; e un Lusi-2 su cui non aggiungo altro perché è già stato descritto dalla magistratura». E poi c’è il Lusi indagato, che cambia le carte in tavola: «In quattro mesi siamo passati da una confessione quasi completa da parte di Lusi sui soldi presi alla Margherita al dire che quelle operazioni sono state fatte su mandato del partito. È una affermazione risibile e inqualificabile». Un cambiamento «legato a una strategia suicida volta a ottenere l’assoluzione da parte del Senato». Ecco, il Senato. Rutelli avvisa i naviganti: «Confido che nessuno sottovaluti che se il Senato non si ergesse a tutela dello Stato di diritto, qui fuori arriverebbero i forconi».
Dopo il pronunciamento del Senato sulla richiesta di arresto per Lusi gli inquirenti probabilmente riascolteranno l’ex tesoriere e i due commercialisti della Margherita, Giovanni Sebastio e Mario Montecchia.

Intanto Lusi contrattacca: da una sua querela contro lo stesso Rutelli e contro il sindaco di Firenze Matteo Renzi è scaturito un procedimento per diffamazione nei riguardi dei due. Certo, un atto dovuto, come tengono a precisare il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pm Stefano Pesci. Ma comunque un altro petalo della Margherita che sfiorisce di vergogna.

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