Sì della Camera al «Fare» dopo 44 ore

Roma Alla fine di una lunga maratona durata oltre 40 ore e due sedute notturne, a causa dell'ostruzionismo del Movimento 5 Stelle, la Camera ieri alle 13 ha approvato il decreto «Fare» con 344 «sì» e 136 «no». Via libera a wi-fi libero (ma con tagli alla banda larga), multe light scontate del 30% se pagate subito, soldi per piccoli Comuni ed edilizia scolastica, stop del tetto agli stipendi dei manager e al limite di spesa per l'acquisto di auto blu. Nel provvedimento anche misure su semplificazioni, smaltimento dell'arretrato della giustizia civile, infrastrutture e sostegno alle piccole e medie imprese. Il testo di 114 articoli, «lievitato» di oltre il 30% rispetto agli 84 articoli iniziali, con misure in vari settori. Ora passa al vaglio del Senato, dove sono previste due sole modifiche cruciali: verrà ripristinato il tetto agli stipendi dei manager di società come Fs, Anas e Poste (fissato a 300mila euro) e verrà modificato il Durt, il nuovo Documento unico di regolarità tributaria che anziché semplificare la burocrazia, secondo i costruttori, rischia di affossare le imprese perché prevede altri 21 adempimenti. L'agenda parlamentare è fittissima prima della pausa estiva, e alla minaccia dei grillini di proseguire con l'ostruzionismo chiamando in causa il capo dello Stato Giorgio Napolitano (anche per questo motivo è saltato l'incontro tra M5S e il premier Enrico Letta e i ministri delle Riforme Gaetano Quagliariello e dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, previsto per ieri) si è aggiunto il filibustering di Sel. Insomma, lo spettro di tour de force agostano per evitare la scadenza di decreti chiave (come l'Ecobonus) e il percorso delle riforme costituzionali sembra materializzarsi.

Alla fine passa il «lodo» Quagliariello: rinviato ai primi di settembre (incardinandone l'iter parlamentare già il giovedì 1) il voto sul ddl costituzionale che istituisce il «Comitato del 42 saggi» per far recedere i grillini dall'ostruzionismo.

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