Cronache

La scelta di cuore della Hack: "Non mi opero: come va, va..."

L'astrofisica rifiuta il ricovero: "Vivò meno, ma più felice. In ospedale mi mancherebbero le mie cose e mio marito"

L'astrofisica Margherita Hack
L'astrofisica Margherita Hack

A novant'anni si può essere abbastanza saggi per prendere la decisione giusta. Margherita Hack ha utilizzato tutto questo tempo per vagare nell'universo, cercando un senso ultimo, senza perdersi del tutto. Ha toccato con mano la vastità dell'infinito e le minutaglie dei nostri vuoti, costruendosi in una lunga vita di studio una sua invidiabile profondità, fino alla conclusione che le sembra davvero più saggia e più logica: «Come va, va».

È la risposta che si è data e che ha dato ai medici, di fronte alla prospettiva di un intervento al cuore. Con la spontaneità da grande scienziata e da brava donna che tutti le conoscono, ha semplicemente detto no grazie. Basta così. Ci ha pensato sopra una notte, poi ha deciso di affidarsi al caso, al destino, o a quel Lui che sta in fondo a tutte le storie e a tutte le leggi fisiche, sia esso un Dio o sia semplicemente un motore supremo, l'assoluto di cui la Hack ha sempre avvertito la presenza recondita, senza spiegarsela mai.

«Mi hanno prospettato un'operazione e ho detto no - ha raccontato al quotidiano della sua città, Il Piccolo di Trieste -. L'operazione potrebbe essere risolutiva, ma presenta anche dei rischi. L'idea mi è venuta di notte, semplicemente. Mi sono resa conto che mi sarebbero mancati la mia attività, mio marito, i miei animali e tutte quelle comodità, privacy compresa, che in ospedale non ci sono. Una vita a metà. Qui a casa, magari al rallentatore, faccio le cose normali. E allora, ho pensato: un'operazione a rischio, un'altra degenza e poi una lunga convalescenza? No: come va, va».

Nessuno può tenere il conto preciso dei giorni che restano, tanto meno a novant'anni. A questa età, ogni giorno è più che mai dono del cielo, che bisogna prendere senza andare tanto per il sottile. Donna Margherita non ha studiato una vita intera per farsi prendere alle spalle da scelte inattese: «Preferisco così. Voglio stare in pace per il tempo che mi resta. Inutile campare cinque anni in più, ma male. Meglio stare a casa con il mio lavoro e le mie cose».

Poi, con l'autoironia dei grandi che sanno sempre di non essere al centro dell'universo, ma trascurabili particelle del tutto, la battuta per sdrammatizzare: «Così faccio pure risparmiare l'Asl…».

La rispettabilissima questione personale di una gloria nazionale non mancherà di riaccendere il furibondo dibattito che ciclicamente, a modo nostro, paralizza la società civile e pure i lavori parlamentari, con le violente divisioni ideologiche nelle commissioni e le liti a mano nude nei talk-show pomeridiani, perché quando entra in gioco l'etica sulle questioni sensibili di vita e morte, libertà e autodeterminazione, accanimento terapeutico o eutanasia, noi esprimiamo il meglio, salvo rimettere tutto nel cassetto al primo refolo di vento, riaggiornandoci a data da destinarsi. Era così ai tempi di Eluana e di Welby, non un secolo fa: sembrava non esistesse altro, poi è bastato un colpo di spread per soprassedere e dedicarci ad altro.

Probabilmente non mancheremo nemmeno stavolta di riavviare la macchina. La Hack è personaggio troppo noto perché la sua esternazione passi nel silenzio. Il partito della vita a tutti i costi, fino all'accanimento della scienza medica, le insegnerà che abbiamo il dovere di difendere fino in fondo, fino all'ultimo, con qualunque mezzo, il patrimonio in dotazione. Il partito opposto le insegnerà che a una certa età bisogna evitarsi qualsiasi seccatura, persino quella della vecchiaia malata, perché stupida e inutile crudeltà, meglio una silenziosa fiala e una lunga dormita senza più risveglio.

Peccato che la Hack abbia scelto un'altra strada. Non l'accanimento terapeutico, non la dolce morte. Semplicemente ha scelto la libertà. È una libertà di vivere i giorni rimanenti nell'unico modo che conosce, che le sembra degno, che le appare desiderabile. Vuole soltanto vivere come le garba, come sempre, come le piace. Rifiuta le cure? Piuttosto, rifiuta l'illusione dell'immortalità. Anche a novant'anni, senza salire in cattedra, senza scrivere testi scientifici, si possono dare lezioni esemplari.

A chi le sappia capire.

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