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Santanchè lo sfida: "Si candidi alle primarie Pd"

Alta tensione nel partito. Malumore tra i lealisti per l'uscita del vicepremier. Fitto: "Tradisce la sua storia"

Santanchè lo sfida: "Si candidi alle primarie Pd"

Roma - Il progetto politico di Alfano è vincente, sì, ma per il Pd. Daniela Santanchè non fa sconti e boccia la strategia del vicepremier. «Alfano conferma che le larghe intese non prevedono la salvezza e neppure la tutela di Silvio Berlusconi. Un programma vincente per correre alle primarie del Partito democratico». Se alla Santanchè è sufficiente una battuta per liquidare il segretario «congelato» tra i lealisti del Pdl tocca a Raffaele Fitto demolire punto per punto il piano-Alfano. «Alfano sceglie una rotta alternativa a Berlusconi, agli elettori del Pdl e alla sua stessa storia - osserva Fitto - dà per acquisito il voto sulla decadenza e quindi accetta che la sinistra tenti di espellere il nostro leader dalle istituzioni». Ma non c'è soltanto il voto sulla decadenza a rendere incolmabile la distanza con l'attuale ministro dell'Interno. «Alfano - prosegue Fitto - finge pure di non vedere che l'impostazione della legge di Stabilità è lontanissima dai nostri impegni elettorali e reintroduce le tasse sulla casa che avevamo promesso di cancellare». Insomma conclude, l'ex governatore della Puglia, sembra proprio che Alfano abbia dimenticato un punto fondamentale ovvero che «Berlusconi è stato scelto ancora nel febbraio scorso da oltre 9 milioni di elettori e tutti noi siamo entrati in Parlamento sotto un simbolo che recava la scritta “Berlusconi presidente”».
Stesso concetto espresso da Daniele Capezzone. «Sembra che sia Alfano sia Maurizio Lupi stiano cercando di comprare tempo ma il guaio è che il tempo sta scadendo sia rispetto alla decadenza di Berlusconi sia rispetto alla legge di Stabilità - avverte Capezzone - E se ci spingessimo troppo in là varrebbe il monito di Keynes, nel lungo periodo saremo tutti morti. Soprattutto chi restasse prigioniero di uno schema di governo che contraddicesse i nostri programmi elettorali».
Insomma a pochi giorni dal Consiglio nazionale il clima dentro il Pdl si fa sempre più caldo. Per Roberto Formigoni non c'è distinzione tra «falchi» e «lealisti» da entrambi, dice, arrivano soltanto insulti. E gli alfaniani scaricano su di loro tutte le colpe di una eventuale spaccatura. Per Fabrizio Cicchitto la battuta della Santanchè sulle primarie e le dichiarazioni di Fitto dimostrano una evidente «volontà di rottura». Pure Barbara Saltamartini critica la Santanchè invitandola alla rassegnazione perché, afferma, «Alfano resterà uno dei protagonisti del Pdl accanto a Berlusconi».
Mariastella Gelmini però replica ai «governativi» e respinge l'idea che a mandare all'aria il Pdl siano i lealisti.

«Non trovo giustificabile il tentativo di avvelenare il dibattito definendo “estremisti” tutti coloro che sollecitano il governo ad un'azione incisiva - avverte la Gelmini - la nostra allegra e moderata brigata di governo preferisce non curarsi del fatto che il nostro maggiore alleato, il Pd, abbia contribuito a stracciare regole e procedure pur di votare la decadenza del nostro leader».

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