Sardegna banco di prova per il futuro di Beppe

Parafrasando Totò, la Sardegna è na livella. E dopo queste Regionali (si vota anche in Abruzzo) si traccerà una riga. Non sono elezioni come tutte le altre, rappresentano una sorta di cartina di tornasole per vedere chi conta e chi no. Sono la prima verifica dell'anno. Non ci sono stati più banchi di prova elettorali dopo il tornado Renzi alla segreteria del Pd. Adesso sarà possibile ricalcolare il peso specifico dei partiti e misurare la tenuta del delicato equilibrio sul quale si regge l'accordo Berlusconi e Renzi. A seconda di chi la spunterà potrebbero ridisegnarsi gli scenari futuri in vista delle Europee e le nubi grigie delle Politiche potrebbero farsi più minacciose.
Manca una settimana al voto (16 febbraio) e si sparano le ultime cannonate. Ieri è partito in tournée il segretario rock insieme al fido «lampadina», Luca Lotti per sostenere il candidato del centrosinistra Francesco Pigliaru. Renzi sente addosso tutto il peso di questo test. A vedere l'accoglienza di ieri mattina a Sassari e il pomeriggio a Cagliari (nello stesso padiglione che il 1° febbraio ha ospitato il comizio di Berlusconi) sembra che abbia la vittoria già in tasca. Un bagno di folla. Ma non sarà così. Berlusconi, invece, questa volta non è volato in Sardegna ma si è collegato telefonicamente alla manifestazione di Alghero del suo candidato, l'uscente governatore della Regione, Ugo Cappellacci. Tornerà di nuovo in Sardegna venerdì prossimo. «Lo lascio a voi», ride Renzi.
Grillo, come sappiamo, è fuori. Ufficialmente il Movimento 5 Stelle non ha trovato un accordo per la presentazione della lista e quindi, a gennaio, si è tirato fuori dalla competizione non concedendo l'uso del logo. Nemmeno all'outsider, Michela Murgia, scrittrice, vincitrice del premio Campiello, candidata per la coalizione «Sardegna Possibile», intenzionata ad intercettare i delusi grillini, ha ottenuto questo privilegio dal comico genovese, sebbene anche per lei «sinistra e destra sono la stessa cosa». Più probabilmente Grillo si è defilato anche per il rischio di uscire malconcio dal match. Ultimamente i suoi sondaggi non sono un fiore e subire una sconfitta a 60 giorni dalle Europee poteva non essere politicamente conveniente. Sardegna, pazienza. Tanto non avrebbe vinto.
Restano, dunque, solo due fronti aperti. «L'unica rottamazione concretizzata da Renzi? Quella di Francesca Barracciu», l'europarlamentare vincitrice, a novembre, della primarie del centrosinistra sardo alla quale è stato «consigliato» di ritirarsi dalla corsa alla presidenza perché indagata per i fondi del consiglio regionale. A convincerla era stato personalmente Renzi (anche se lui nega), dopo che la direzione regionale l'aveva messa con le spalle al muro, sollecitando un suo passo indietro. Una figuraccia per il Pd. Sostituita al volo con l'architetto Pigliaru, ex assessore alla Cultura nella giunta di Renato Soru. Non male come segno di nuova politica. «Se ammira tanto Soru - rimbrotta Cappellacci - allora lo nomini nella sua giunta comunale oppure proponga a questo finto ambientalista di costruire in Piazza della Signoria uno dei suoi cubi».
Renzi fa il guascone, si sente già in testa e snobba la Murgia che «non ha alcuna chance di vincere ed è una bella notizia perché così avrà molto tempo per scrivere. La sua candidatura mette a posto la coscienza, ma Pigliaru mette a posto la Sardegna». E per passare da ganzo fa pure un riferimento alla Sassari di Enrico Berlinguer.

«Nei sondaggi siamo avanti», ha assicurato. «Sinistra avanti nei sondaggi? Forse nella pagina dell'oroscopo dell'Unità», risponde il governatore uscente da Alghero.
Si prevede che domenica prossima in Sardegna piovano polpette.

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