Sbloccati i pagamenti in 30 giorni: "Finalmente ossigeno alle aziende"

Imprese soddisfatte per la decisione del governo di anticipare le nuove scadenze nei contratti con la Pa. Ma i costruttori: norma troppo vaga sulle opere pubbliche

Roma - Pagamenti dello Stato alle aziende in 30 giorni, al massimo e in casi ben definiti, entro 60. Stessi limiti per i privati, che mantengono però più margini di libertà. Oltre i due termini, scatteranno automaticamente interessi di mora del 10%. Tempi rispettati, il governo ha recepito la direttiva europea sui pagamenti prima della metà di novembre, come promesso. Resta qualche ombra, ad esempio sulle opere pubbliche, ma il segnale sullo scandalo dello Stato cattivo pagatore, sul quale il Giornale ha puntato i riflettori, c'è.
Su proposta dei ministri Enzo Moavero e Corrado Passera è diventata legge la normativa Ue. C'era ancora qualche mese di tempo, ma il governo è stato obbligato a dimostrarsi diligente, perché l'Italia era e resterà ancora per un po' in mora. Stato, enti locali e sanità italiani sono i peggiori clienti del Vecchio continente con tempi medi di pagamento di 180 giorni contro i 65 della Francia e i 36 della Germania. Il risultato è uno stock di debiti commerciali del settore pubblico di 90-100 miliardi e una scia di fallimenti. Per questi la direttiva non può fare niente, ma può incidere sul futuro.
A partire dal 2013 i pagamenti della pubblica amministrazione dovranno partire entro trenta giorni dalla fattura. La proroga a 60 giorni è possibile per imprese pubbliche che sono sul mercato (che sono considerate al pari di privati) e per gli «enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria». Il limite a 60 giorni deve essere esplicito ed è ammesso se è «giustificato dalla natura o dall'oggetto del contratto o da particolari circostanze esistenti al momento della conclusione dell'accordo». Anche per quanto riguarda i privati, il termine è di 30 giorni. Ma sta alle parti se decidere un termine diverso. I 60 giorni, ma anche di più se concordato e se l'accordo non è «gravemente iniquo per il creditore».
Una novità riguarda gli interessi di mora. Per quanto riguarda i pagamenti tra privati, la legge garantisce alle parti «piena libertà contrattuale», mentre per la pubblica amministrazione, spiega la relazione illustrativa del provvedimento, «è previsto l'obbligo di corrispondere “interessi legali di mora”, ossia interessi ad un tasso che non può essere inferiore al tasso legale (tasso Bce maggiorato dell'8%)». Cioè intorno al 10%. Anche questo regime partirà dal 2013 e non più tardi, come avrebbe voluto il ministero dell'Economia, timoroso delle possibili ripercussioni per il bilancio dello Stato. È prevista la responsabilità dei dirigenti, in caso di mancati pagamenti. In entrambi i casi, le sanzioni partiranno automaticamente.
Non mancano zone d'ombra. Una ieri l'ha abbozzata l'Ance, associazione dei costruttori che nella legge avrebbe voluto una menzione specifica ai pagamenti delle opere pubbliche. Dovrebbero rientrare totalmente nei casi regolati dalla legge, ma per i dettagli bisognerà aspettare i decreti attuativi, spiegavano fonti dell'associazione. Positiva la risposta di Confindustria, soddisfatta soprattutto perché i privati «nell'ambito della loro autonomia negoziale» possono «definire contrattualmente termini di pagamento e interessi moratori diversi, purché non iniqui per i creditori». Resta, anche per viale dell'Astronomia, da specificare che i termini valgono anche per le opere pubbliche.
La Ue «vigilerà» sul rispetto dei paletti europei, ha assicurato il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, sicuro che con le nuove norme «arriveranno più investimenti dall'estero».

Una «buona notizia» anche secondo Confartigianato e secondo Confcommercio, «perché - spiega l'associazione degli esercenti - si pone uno stop all'ulteriore accumulazione dei debiti commerciali della funzione pubblica. Resta però ferma l'esigenza di abbattere rapidamente lo stock storico di questi debiti accumulati, che, secondo le stime note e più recenti, sarebbero ormai proiettati verso i 100 miliardi di euro».

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