«Che fai, mi snobbi?». Un pizzino ad Angelino. Firmato: Schifani. L'ex capogruppo dei senatori azzurri prende spunto dall'articolo di ieri del Giornale che lo descriveva come l'uomo più scettico nei confronti della politica di riavvicinamento a Berlusconi da parte del leader Alfano. Schifani nega con forza di osteggiare la possibile futura federazione dei partiti moderati. Parla di «veline inesatte, veleni, falsità». E mette le mani avanti: «È purtroppo questo tipo di giornalismo che rende ancora più difficile ogni ipotesi di ricomposizione del centrodestra».
Nella stessa nota dettata alle agenzie di stampa con cui contesta la ricostruzione del Giornale, conferma tuttavia che i rapporti con Angelino non sono proprio rose e fiori. Dice infatti testualmente: «Poiché da quando ho letto questa proposta (quella di un riavvicinamento con Forza Italia, ndr), della quale il presidente del partito del quale sono co-fondatore non mi aveva mai parlato...». Insomma, Schifani lamenta di aver appreso dai quotidiani la nuova linea di Ncd, spiegata da Alfano in una lunga intervista alla Stampa lo scorso 31 maggio. Non si direbbe proprio un idem sentire tra il leader e il «responsabile programma del Nuovo centrodestra», come tiene a sottolineare nella nota Schifani. E dire che le occasioni non erano mancate. Non ultima la riunione dei gruppi congiunti a Montecitorio, avvenuta giovedì 29 maggio, nella quale proprio Schifani parlò quasi un'ora dicendo che il partito avrebbe dovuto far sentire di più la propria voce di destra all'interno del governo. Si capisce che in quella riunione non s'è parlato di aprire un cantiere per rimettere insieme i moderati. Oppure, se se n'è parlato, lo si è fatto quando Schifani aveva abbandonato il vertice. Da qui il fastidio di quest'ultimo e la stoccata al leader: mi hai tenuto all'oscuro del nuovo corso dell'Ncd. E ancora: «Una proposta su cui non ho avuto modo di parlare né con politici né tantomeno con giornalisti», scrive nella nota. Schifani isolato, quindi. O quantomeno - a suo dire - sottostimato. E raccontano che proprio Schifani sia uno dei tifosi più accesi dell'unione dei gruppi tra Udc, Popolari di Mauro e pezzi di Scelta civica per ambire a fare il capogruppo al Senato, scalzando l'attuale capo dei senatori Ncd, Maurizio Sacconi.
Beghe interne che trapelano più o meno velatamente e che prima o poi andranno risolte. Nell'attesa di un colpo di reni del leader, Ncd prosegue nel lento e faticoso riavvicinamento a Forza Italia, anche se il nodo principale non viene sciolto: come fidanzarsi se uno sta al governo e l'altro all'opposizione? Una contraddizione che non nasconde nessuno ma che Angelino non ha nessuna voglia di affrontare adesso. Il fittiano Francesco Paolo Sisto mette il dito nella piaga e dice: «Ncd deve avere il coraggio di un gesto di discontinuità nei confronti del governo Renzi, perché va stabilito chiaramente chi è maggioranza e chi è opposizione. Noi siamo opposizione: possiamo fare delle riforme con questo esecutivo ma abbiamo ideologie e metodi diversi».
Gli alfaniani, invece, prendono tempo e per adesso cercano di alzare la voce rimanendo imbullonati a Palazzo Chigi. Giurano, però, che d'ora in poi si smarcheranno da Renzi. Infatti il senatore Antonio D'Alì mostra i muscoli sul decreto Irpef, quello degli 80 euro: «Sulla richiesta di allargare il bonus alle famiglie andremo avanti - giura -. E siamo pronti anche a votare con altri gruppi. Ma non credo ce ne sarà bisogno».
Una battaglia che si combatterà già oggi in commissione a Palazzo Madama.
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