Se anche Mr Bean diventa triste

L'attore inglese adesso vuole fare il serio. Come tanti altri vip "convertiti" all'impegno

Se anche Mr Bean diventa triste

Per carità, solo gli stupidi non cambiano idea. E può succedere che ci si stufi, o che si voglia tentare qualcosa di diverso. È così che avvengono certe metamorfosi: dalla leggerezza alla serietà, dalla bella faccia da copertina alla star impegnata, dal sorriso al muso. Divi che mutano carriera e aspetto: perché quando diventi uno «serio» non puoi più farti fotografare come il divo da tabloid. Serve magari un po' di barba, serve quell'espressione degli occhi a indicare che sei, ormai, un vip di un certo tipo: passato attraverso le pale del mulino della notorietà, formato dalla fama e trasformato in altro. Un po' più triste, spesso. Per esempio Rowan Atkinson avrebbe deciso, a 57 anni, che il suo Mr Bean debba andare in pensione: ha spiegato al Telegraph che d'ora in poi farà sempre meno quella parte «piuttosto fisica, piuttosto bambinesca» e invece sceglierà ruoli più cerebrali, sul palcoscenico del teatro.

Per Mr Bean l'ironia ha una certa età: e quando la si raggiunge meglio lasciar perdere, e dedicarsi ad attività più serie. «Chi a cinquant'anni passati continua a comportarsi come un bambino diventa un po' triste. Bisogna stare attenti» ha detto l'attore. E non è triste anche che la risata invecchi? E non è triste salutare il passato che - come lui stesso ammette - ti ha dato premi e soldi, perché ora (solo ora) sembra roba «da bambini»? Del resto non è l'unico ad avere cambiato strada. Una volta che il successo arriva, certe ambizioni sopite forse tendono a rialzare la testa. Ti fanno spazzare via quell'immagine troppo superficiale, che ti avrà garantito copertine e celebrità, ma non appaga lo spirito: quello che richiede spessore esibito, certificato, acclamato. Ben Affleck ci è riuscito alla perfezione, a buttarsi alle spalle il passato da belloccio del gossip e da poster per le ragazzine: oggi è padre di famiglia e soprattutto un regista impegnato. Il suo film Argo per alcuni critici è il capolavoro dell'anno, racconta una storia drammatica e di spie. Time l'ha definito «molto adulto», al punto da ribattezzare Ben Affleck «Mr. Serious»: il signor serietà. Pensare che era famoso soprattutto per le paparazzate con Jennifer Lopez - ma ovviamente lui ha rinnegato anche quel periodo, «il peggiore della mia vita» ha detto, si capisce per colpa dei fotografi e delle bugie dei giornalisti.

Stress da star di Hollywood. Duro da sopportare, eppure quello che Ben Affleck ha letto sulle riviste scandalistiche lo avrebbe spinto a riflettere, fino alla svolta: «Devo allineare quello che io sono con il lavoro che faccio». Un problema solo dei divi, del resto. Un dilemma che per alcuni colpisce solo da certi guadagni in su, pare: come se a quel punto (ma solo allora) il desiderio d'identità cominciasse a reclamare la sua parte. E prima? Chissà chi era, quello di prima. Comunque non ci sarebbe niente di strano a sfruttare la celebrità per soddisfarlo, il desiderio di sentirsi realizzati; basterebbe non rinnegare, e non buttarla sul moralistico (si va volentieri a vedere il film di Ben Affleck, a maggior ragione sapendo che è un buon film; ma si andava pure prima, senza fare troppa filosofia).

Del resto per cambiare direzione spesso è più facile troncare di netto: come Daniel Radcliffe, il giovane attore diventato famoso e ricco grazie a Harry Potter, che dal maghetto è passato al teatro e ai film horror. A dimostrazione che non è questione d'età.

E così ha fatto Charlize Theron, che dalla pubblicità in cui mostrava il suo fondoschiena grazie a un filo del vestito che si era impigliato è diventata una attrice da Oscar (facendosi imbruttire), e ormai ricordare quello sculettamento è da schiavi rozzi della civiltà dell'immagine. Troppo triste. Quasi quanto farsi una risata.

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