Se i sondaggi non vedono il boom del leader forte

Renzi è stato sottovalutato: l'ennesimo errore dei sondaggisti

Se i sondaggi non vedono il boom del leader forte

La realtà è ben descritta dai risultati elettorali e si commenta da sé. Si può soltanto aggiungere una chiosa per capire perché le cose siano andate diversamente da come erano state ipotizzate. I consensi raccolti dal Pd, per esempio, superano ampiamente ogni previsione e ciò ha colto di sorpresa gli stessi democratici e stordito i commentatori politici. I quali - esattamente quanto i partiti - basano le loro valutazioni sui sondaggi, inclusi quelli che girano sotto banco e non sono destinati alla pubblicazione. Sondaggi che si sono rivelati sballati. Fino alla vigilia del voto, davano Matteo Renzi e Beppe Grillo praticamente alla pari, con un lieve vantaggio del primo, roba minima.

Pertanto quando sono uscite in tv le proiezioni, qualunque osservatore è rimasto di stucco, incredulo che il Pd fosse salito oltre il 40 per cento. Alcuni hanno sospettato che le notizie fossero viziate da errori di calcolo. Poi però, man mano che le cifre erano confermate, chiunque si è convinto di trovarsi davvero davanti a un fenomeno addirittura storico della sinistra, che non aveva mai raggiunto un risultato così clamoroso.

I democratici, al colmo dello stupore, non osavano nemmeno gioire del loro successo e se ne stavano prudentemente zitti in attesa della certezza che non fosse un sogno. Per motivi opposti, ovvero a causa della delusione provocata dal mancato trionfo, in precedenza considerato scontato, senza parole sono rimasti i pentastellati, annichiliti. Vanno compresi. Chi è persuaso di andare in paradiso e, invece, resta inchiodato a terra non ha voglia di chiacchierare. Preferisce starsene a cuccia e curarsi le ferite. Grillo ha aperto bocca ieri, molte ore dopo la batosta, e non è riuscito a dissimulare la depressione.

A questo punto la domanda è la seguente: hanno sbagliato i sondaggi o coloro che se li sono bevuti? La risposta è drammaticamente semplice: hanno sbagliato tutti. Gli istituti di ricerca demoscopica hanno cannato più del solito e i loro clienti - noi compresi - sono stati fessi a prenderli sul serio come se fossero oro colato.

Non desideriamo offendere i sondaggisti, ma se si dedicassero alla compilazione degli oroscopi anziché alle mutevoli opinioni politiche sarebbe un vantaggio per loro oltre che per noi. A essi bisogna però concedere delle attenuanti. Gli italiani infatti sono talmente abituati alle menzogne da raccontarne anche se interrogati su questioni banali: lei per chi vota? Timorosi di esporsi e di subire chissà quali eventuali ritorsioni, dicono il contrario di ciò che pensano. Se intendono votare Renzi, stai sicuro che affermeranno di scegliere Grillo. O viceversa. Cosicché le acque si confondono. E i dati forniti da questo o da quell'istituto diventano attendibili.

In Francia è avvenuto il contrario. Le indagini demoscopiche da un semestre avvertivano: occhio che Marine Le Pen è al vertice. E difatti ha spopolato. Evidentemente i francesi non sprecano bugie per faccende politiche. A noi dire una balla (o due) da spacciare per verità non costa molto. Ho raccolto un'indiscrezione e la riferisco a titolo di curiosità. I sondaggisti sapevano che Renzi era a livello del 39 per cento, mentre Grillo galleggiava sul 20, ma, nel terrore di rimediare una topica identica a quella del febbraio dello scorso anno , avrebbero corretto le cifre a capocchia. Fosse andata così, ci sarebbe da ridere. O da piangere.

Altre interpretazioni. Vari elettori di centro, supponendo che Grillo fosse capace di accomodarsi sul podio e terrorizzati all'idea di essere governati da lui, avrebbero tracciato in chiave difensiva la croce sul simbolo del Pd. Per disperazione. Può darsi. Ma chi può accertarlo?

Un'ultima considerazione riguarda la sinistra. D'accordo che i progressisti sono cambiati. Ma tutti ricordano che per 20 anni hanno predicato contro l'«uomo solo al comando», alludendo a Silvio Berlusconi. Ora che anch'essi ne hanno uno, Renzi, si leccano le orecchie gustandosi l'affermazione alle europee.

Morale: l'«uomo solo al comando» è odioso se indossa la maglia degli avversari, se indossa la tua è una benedizione di Dio.

Adesso il premier fiorentino, forte del trionfo, grida che farà le riforme. Quelle che doveva fare e non ha fatto in tre mesi. Aspetta e spera. Intanto s'è votato.

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