Cronache

Se l'ambientalismo è la discarica dei carrieristi bolliti

L'ultimo è Di Caprio: "Basta cinema, sono stanco: mi occuperò di ambiente". Da Capanna alla Bardot, quanti eco-riciclati

Se l'ambientalismo è la discarica dei carrieristi bolliti

Eccone un altro. Raggiunto l'apice della carriera, ci si sente un po' vuoti oppure si è bolliti - a seconda del lavoro che si fa -, ci si chiede come fare per stare ancora sotto la luce dei riflettori, ed ecco la grande idea: salverò il mondo. L'ultimo in ordine di apparizione è l'attore Leonardo Di Caprio: a 38 anni e al culmine del successo si sente «sfinito», quindi si prende «una lunga, lunga pausa» e decide che «voglio migliorare il mondo, volerò in giro per il mondo per migliorare l'ambiente». Confidenze rilasciate in questi giorni a Berlino al giornale tedesco Bild, al quale ha anche presentato le sue credenziali verdi: «Il tetto della mia casa è coperto di pannelli solari e la mia auto è elettrica. Una persona normale non fa più di 50 chilometri al giorno, e per farli una carica è più che sufficiente». Già, ma non aiuta molto l'ambiente usare un'auto elettrica per andare all'aeroporto a prendere un jet privato che consuma in un'ora quanto il Suv di un americano medio consuma in un anno. Di Caprio, che da anni ama atteggiarsi a icona ecologista, finora ha volato ovunque negli Stati Uniti e nel mondo con jet privati per fare e presentare i suoi film, e adesso che ha deciso di prendersi una pausa pensa forse di starsene tranquillo nella sua villa e fare qualche scampagnata con la sua vetturina elettrica? Macché, ricomincia a prendere aerei per andare a invitare la gente a starsene a casa e non inquinare.
Del resto anche quando parla della sua casa bisogna intendersi, perché Di Caprio ha acquistato un numero imprecisato di case in tutto il mondo, due anni fa anche a Verona: un attico vista arena di 400 metri quadrati - così informavano le cronache al tempo - per la modica cifra di 4 milioni di euro. Invece nel novembre scorso ha messo in vendita una delle sue due ville di Malibu (California) per soli 23 milioni di dollari. Sono sicuramente molti quelli che potrebbero suggerire a Di Caprio un modo più adeguato per migliorare il mondo.
Ma se il mondo del cinema è pieno di esempi di «conversioni» verdi, l'altro serbatoio di salvatori del pianeta arriva dalla politica. Sarà che nel mondo ambientalista «riciclare» è una parola d'ordine, fatto sta che politici bolliti, che hanno visto fallire le loro ideologie si riciclano volentieri nell'ecologismo. L'esempio mondiale è l'ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov che, responsabile principale del disastro nucleare di Chernobyl, si è rifatto una verginità diventando leader ecologista e anti-nucleare: oggi è presidente di Green Cross International (Croce Verde Internazionale).
Ma di esempi ce ne sono anche in casa nostra: il battistrada è stato Marco Boato, leader dell'estrema sinistra nel '68 e dintorni, approdato ai Verdi alla fine degli anni '80. Ma dopo anni di lotte ambientaliste anche lui è caduto nell'oblio in conseguenza della sciagurata stagione che porta il nome di Alfonso Pecoraro Scanio, il disastroso e peggiore ministro dell'Ambiente della storia.
Chi invece è sulla breccia, sempre pronto a distruggere il lavoro degli altri è Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco, anche lui riciclatosi nell'ecologismo dopo il fallimento del comunismo. Ma non ha scelto la strada del partito, ha continuato a fare il movimentista: ha creato la Fondazione Diritti Genetici con la quale ha dichiarato guerra all'agricoltura Ogm, gli Organi geneticamente modificati, e si diletta a far distruggere le coltivazioni sperimentali e a minacciare chi vorrebbe portarle avanti. Ha portato a termine con successo l'ultima bravata solo pochi mesi fa, quando ha ottenuto la distruzione dei campi sperimentali dell'Università della Tuscia, che avevano avuto regolare permesso già nel 1982, ma a cui non era stata rinnovata la convenzione per le pressioni ecologiste: decenni di lavoro e sperimentazioni andate in fumo grazie anche alla complicità dei ministri tecnici Mario Catania (Agricoltura) e Corrado Clini (Ambiente) che hanno dato il nulla osta alla distruzione.

E poi parlano di investire sulla ricerca.

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