Se si vota senza la nuova legge, Camere nel caos

A Montecitorio ci sarebbero solo 4 partiti ma Letta resterebbe senza maggioranza

Roma - Dopo le motivazioni della Consulta sulla bocciatura del Porcellum cambia tutto: per l'attuale maggioranza non c'è futuro, mentre per il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano la prospettiva più concreta è l'irrilevanza politica. Secondo una simulazione effettuata dall'istituto Ipr Marketing per l'agenzia Ansa, un sistema proporzionale puro con soglia di sbarramento al 4% (ciò che resta dell'attuale normativa dopo la sentenza) non solo farebbe cadere il terreno sotto i piedi del governo Letta.
La simulazione - basata sugli ultimi sondaggi demoscopici di Ipr - assegna 261 seggi al Pd, 167 al Movimento 5 Stelle, 159 a Forza Italia e 43 al Nuovo Centrodestra. Pd e Ncd avrebbero quindi 304 seggi e, dunque, non otterrebbero la maggioranza a Montecitorio per formare un governo (316 su 630 deputati). L'altra nefasta conseguenza per l'attuale compagine che sostiene Enrico Letta è la scomparsa della «terza gamba», quella centrista formata dai montiani e dai Popolari. Scomparirebbero assieme ai vendoliani di Sel, alla Lega Nord e a Fratelli d'Italia. Beninteso, si tratta di una proiezione che si basa sulle attuali intenzioni di voto. Ma è anche un avviso ai naviganti del Transatlantico: occorre metter mano alla legge elettorale quanto prima altrimenti la prospettiva più concreta è un futuro di larghe intese senza soluzione di continuità.

Come più volte sottolineato da Silvio Berlusconi nelle sue dichiarazioni pubbliche: il corpo elettorale è perfettamente «tripartito» e praticamente assegna le stesse quote a centrosinistra, azzurri e grillini. L'immagine restituita da Ipr, infatti, è un po' troppo sbilanciata verso il Pd perché da solo «fagocita» la sua coalizione (i sondaggi lo accreditano oltre il 30% mentre Sel supera di poco il 2% e gli altri alleati sono da prefisso telefonico). Forza Italia e M5S che, a seconda delle rilevazioni oscillano tra il 20 e il 22%, sono alla pari, mentre lo sbarramento del 4% cancella molte forze della coalizione di centrodestra che, in un'ipotesi simile, probabilmente si coalizzerebbero con il partito maggiore.
Ecco perché ieri il Mattinale di Forza Italia ha rilanciato l'appello a Renzi & C. a fare presto. Secondo l'interpretazione del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, la sentenza della Consulta escluderebbe il modello del «sindaco d'Italia» (doppio turno di coalizione) perché l'alta Corte ha bocciato premi di maggioranza che scattino senza soglie minime. In un ballottaggio, invece, si affrontano i primi due contendenti e, dunque, potrebbe prevalere uno schieramento che, a malapena, rappresenta il 35% dell'elettorato, come accaduto alle ultime politiche.

Occorrerà vedere, però, se il segretario del Pd vorrà fare un passo deciso verso l'accordo con gli

avversari abbracciando o il modello spagnolo (proporzionale con collegi piccoli e liste molto slim tali da far emergere una maggioranza netta) oppure il maggioritario uninominale. Per Alfano e Letta non c'è da stare allegri.

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