«Serve ridare fiato al potere d’acquisto delle famiglie: il governo non alzi le aliquote Iva»

Consumi a picco, pesa la pressione fiscale

«Serve ridare fiato al potere d’acquisto delle famiglie: il governo non alzi le aliquote Iva»

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, il pil nel primo trimestre «non è andato bene», ha fatto notare l’Istat a causa della flessione dei consumi. Praticamente, una conferma della veridicità dell’allarme che avete lanciato già da tempo.
«I dati confermano che siamo ormai in piena recessione e gli aspetti più critici riguardano, da una parte, la stagnazione dei consumi, dall’altra, la specificità italiana di questa fase recessiva. Infatti, mentre quasi tutti i principali Paesi europei ed extraeuropei hanno recuperato i livelli di prodotto lordo degli ultimi anni, l’Italia è ancora distante di oltre 4 punti percentuali dal suo massimo».
Addio crescita, perciò?
«L’ipotesi di una ripresa della nostra economia nell’anno in corso è ormai sfumata e le prospettive, a oggi, ci dicono che prima del 2013 non ci saranno segnali di risveglio».
Anche l’idea di spostare la tassazione dai redditi ai consumi potrebbe essere «nociva».
«Ci auguriamo davvero che si concretizzi l’annuncio del presidente del consiglio Monti sulla possibilità di non procedere, in automatico, agli ulteriori incrementi dell’Iva previsti per il prossimo autunno. L’aumento dal 10% al 12% dell’aliquota ridotta e quello, soprattutto, dal 21% al 23% di quella standard comporteranno non solo una riduzione del volume dei consumi, che sono già in caduta libera da tempo, ma ridurranno anche il potere d’acquisto delle famiglie, già colpite da cinque anni di continue riduzioni del reddito disponibile. È evidente, quindi, che in questa situazione una misura del genere rappresenta una vera e propria “mina” che va disinnescata perché gli effetti sulle imprese e sull’economia reale sarebbero davvero drammatici».
Serve pertanto una strategia anticrisi: ma come si fa a restituire potere d’acquisto a famiglie e imprese alle prese con un aumento della pressione fiscale al 45%?
«Occorre trovare le risorse necessarie per consentire di abbassare le tasse su famiglie e imprese e la via - ripeto - è quella di procedere a un robusto avanzamento della spending review per ridurre le sacche di improduttività utilizzando, al contempo, l’incremento di gettito derivante dal contrasto all’elusione e all’evasione».
Presidente, allo stato, qual è la vostra valutazione sulla trattativa per la riforma del lavoro?
«Non abbiamo ancora tutti gli elementi per poter dare un giudizio compiuto. Rimangono alcune criticità che vanno approfondite e che non riteniamo marginali. Abbiamo comunque registrato anche alcune disponibilità da parte del governo ad entrare nel merito di alcune questioni che abbiamo posto».
Quindi qualcosa vi convince?
«Il governo ha preso atto che per lo meno gli stagionali a tempo determinato vanno esclusi dagli aggravi di costo contributivo. E, nel complesso della riforma, sta mostrando attenzione per alcune nostre istanze. Ci pare di cogliere, quindi, la volontà di trovare un accordo e questo è un buon segnale. Anche perché i nostri settori hanno specificità che non possono essere ignorate».
In questi giorni si parla di licenziamenti, ma i dati Istat su fatturato e ordinativi mostrano che il vero problema resta la crescita. Che cosa serve maggiormente?
«È ora di aprire una nuova stagione per tornare ad effettuare investimenti per il futuro del nostro Paese: per l’innovazione, per la valorizzazione del capitale umano, per le infrastrutture, per il turismo. E per trovare le risorse necessarie la via è obbligata: avanzamento della revisione della spesa pubblica che, contestualmente al recupero di evasione ed elusione, porti alla riduzione della pressione fiscale».


Avete una vostra proposta per lo sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione?
«Quella del ritardo dei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese è ormai una vera e propria emergenza perché lo stock di circa 60/70 miliardi di euro di crediti vantati dalle imprese, di fatto, è liquidità sottratta in una fase delicatissima in cui i consumi sono in caduta libera da molti anni e il sistema bancario sta “raffreddando” il credito. Più che una proposta, facciamo una richiesta: il governo metta in agenda come priorità la soluzione del problema».

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