La Chiesa è vita, movimento, cammino. Benedetto XVI lo aveva indicato al termine del suo pontificato - «non un'organizzazione, un'associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo» - e Papa Francesco raccoglie il testimone: «Se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va: diventeremo una Ong pietosa ma non la Chiesa sposa del Signore» ha detto commentando le letture della Messa «pro Ecclesia», concelebrata nella Cappella Sistina con tutti i cardinali elettori. Ma il cammino non è sempre piano, anzi, è insidiato da forze che «trascinano indietro». Cita Leon Bloy, scrittore e poeta francese: «Chi non prega il Signore prega il diavolo» e avverte: «Quando camminiamo senza croce, edifichiamo senza croce, confessiamo un Cristo senza croce non siamo discepoli del Signore ma siamo mondani. Siamo vescovi, preti, cardinali, papi ma non discepoli del Signore». È la prima messa di Papa Francesco, che subito imprime il suo stile: altare mobile e girato verso il popolo, le sei candele spostate verso gli angoli, anziché in linea davanti al celebrante, la croce rimane al centro. La cattedra invece è stata posta a lato dell'altare, sulla sinistra guardando l'affresco del «Giudizio universale».
C'è un «movimento» comune alle tre letture: nel «camminare» del popolo di Israele, nell'«edificare» la Chiesa e nel «confessare» la fede come l'apostolo Pietro. Papa Francesco parla a braccio, dall'ambone, completamente a suo agio con l'italiano. È conciso - otto minuti - e diretto. «La nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo la cosa non va» dice, invitando a «camminare sempre alla presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo nella sua promessa». L'altro movimento è l'edificazione della Chiesa, «su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Quando non si edifica sulla pietra succede come ai bambini sulla spiaggia quando fanno palazzi di sabbia: tutto viene giù, è senza consistenza». Il terzo movimento è confessare: «Possiamo camminare quanto vogliamo, edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va: diventeremo una Ong pietosa ma non la Chiesa sposa del Signore». Non solo: «Quando non si confessa Gesù Cristo avviene come diceva Leon Bloy: chi non prega il Signore prega il diavolo».
Francesco parla ai pastori della Chiesa. Esterno alla Curia, non è estraneo alla debolezza umana che tocca anche i membri della Chiesa. E se di Ratzinger si ricordano le parole forti con cui denunciò la «sporcizia» nella Chiesa e, da ultimo, le miserie che ne deturpano il volto, Francesco evoca il diavolo, come fece Paolo VI parlando del fumo di Satana: «Nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, movimenti che ci tirano indietro». Come accadde a Pietro dopo aver confessato Gesù Cristo - «tu sei Dio, il figlio del Dio vivo» -: «Sì, ti seguo ma non parliamo di croce, non c'entra, ti seguo ma senza croce. Quando camminiamo senza croce, edifichiamo senza croce, confessiamo un Cristo senza croce non siamo discepoli del Signore ma siamo mondani. Siamo vescovi, preti, cardinali, papi ma non discepoli del Signore».
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