«Silvio Berlusconi contro Italia». È questa l'intestazione del ricorso che il Cavaliere consegna alla Giunta per le elezioni di Palazzo Madama quando mancano ormai 48 ore alla riunione in cui si inizierà ad affrontare il nodo della decadenza dell'ex premier da senatore. Un ricorso che non è però indirizzato alla Giunta del Senato ma alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo per la presunta violazione dell'articolo 7 della Convenzione europea.
Berlusconi, dunque, decide di appellarsi all'Europa e di spostare fuori confine l'ormai ventennale scontro tra lui e la magistratura. Una scelta annunciata, ma che probabilmente si porterà dietro delle conseguenze politiche ancora difficili da prevedere. Al di là del fatto che la procedura europea è lunga e complessa e che il ricorso potrebbe durare anche qualche anno è infatti chiaro che la scelta del Cavaliere di coinvolgere le istituzioni comunitarie potrebbe risultare per certi versi esplosiva. Il leader del Pdl, infatti, chiede alla corte di Strasburgo quello che inevitabilmente diventerà una sorta di quarto grado di giudizio, con tutte le conseguenze del caso. Intanto, quella di «riaprire» in qualche modo il processo per i diritti tv Mediaset. Non da un punto di vista giudiziario, certo, perché è chiaro che la sentenza della Cassazione continua ad avere efficacia esattamente come ieri. Ma quantomeno sotto il profilo più squisitamente politico, visto che se il Cavaliere dovesse vedere accolto il suo ricorso le conseguenze sono facilmente prevedibili visto che sarebbe l'Europa a certificare quella persecuzione giudiziaria di cui il leader del Pdl parla da venti anni.
Ed è per questa ragione che alla fine Berlusconi ha deciso di andare avanti su questa strada. In primo luogo per dare un segnale a chi lo invita a farsi da parte, perché è chiaro che la scelta di ricorrere a Strasburgo è un gesto non certo conciliante. Anzi, è il segnale di una Berlusconi niente affatto arrendevole come pure dimostra la campagna di affissioni di Forza Italia iniziata ormai in quasi tutto il Paese. Un Cavaliere deciso a giocarsi la partita fino alla fine, altrimenti difficilmente uno attento come lui si sarebbe deciso a spendere migliaia di euro per centinaia di 6x3 che hanno un senso solo in vista di un'eventuale campagna elettorale.
Senza considerare che con il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo l'ex premier spera anche di rallentare i tempi della Giunta per le elezioni dove domani pomeriggio si inizierà a discutere della sua decadenza da senatore. Vediamo - è stato il ragionamento fatto da Berlusconi e dai suoi legali nei giorni scorsi durante le tante riunioni che si sono tenute ad Arcore - se il Pd insisterà per la decadenza nonostante ora ci sia anche un ricorso pendente a Strasburgo. Se continuano a volermi far decadere senza neanche aspettare una risposta dell'Europa - concorda il Cavaliere con i figli durante un consulto ad Arcore - non faranno che confermare quanto sostengo io da tempo: che il loro obiettivo è eliminarmi per via giudiziaria visto che con le urne non ci sono riusciti.
Tra oggi e domani si capirà quale sarà l'approccio del Pd. Anche se il segretario Guglielmo Epifani continua ad essere piuttosto battagliero e per nulla disponibile a un confronto sui tempi. «Il problema è di Berlusconi e del Pdl», dice. Per poi aggiungere che sul voto in Giunta «ci sono dei principi che non si possono valicare». «Non c'è un vantaggio del Pd - affonda - ma il rispetto che si deve alle istituzioni.
Se non lo facciamo la nostra diventa una Repubblica delle banane». Se il Pd non votasse la decadenza di Berlusconi, insomma, per Epifani l'Italia sarebbe alla stregua di una Repubblica delle banane. È evidente che le posizioni restano ancora molto distanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.