Sfascio totale. Il Paese è a pezzi e il disfacimento avviene mentre brillano fuochi fatui nella notte della democrazia, altro che seconda e terza Repubblica, marciamo fieri e allegri verso l'età della pietra. Tutto è ormai urlo, si urla nei talk show e si urla sulla rete, si bestemmia in streaming, il turpiloquio sciatto diventa uno stile espressivo che nasconde il nulla. La rete di internet è un luogo finto e manipolabile, dove trenta, duecento persone pensano di essere un popolo e il messaggio si espande a macchia d'olio fino a diventare l'annuncio della lieta novella: vadano a fare in c... tutti. Sembra di essere tornati al peggior sessantottismo parolaio ed enfatico, con un tocco di guardie rosse col libretto non di Mao, ma di nuovi guru che possono dire e diffondere le più demenziali idee su tutto, come sostenere che il cancro si cura bevendo urina e che l'Aids è una invenzione delle case farmaceutiche. Su questo panorama del fosco secolo ancora sulle gambe incerte, ecco Pier Luigi Bersani che non esita a scegliere la formula «muoia Sansone con tutti i filistei», pur di preservare - secondo lui - uno straccio di immagine da spendere contro Renzi, questo quello che conta. Un governo per gli italiani che aspettano da un mese? Può passare in second'ordine. L'importante è ripetere slogan, e questa è la dannazione della sinistra italiana prigioniera della sua natura inconcludente e narcisistica da almeno un secolo. Intanto la televisione ci imbottisce di rilevamenti sui poveri, gli ultimi disperati, i suicidi di imprenditori, il carrello della spesa sempre più vuoto, le trovate da dopoguerra che il vecchio genio italiano cerca di tirar fuori. A Bersani non è importato nulla neppure aver provocato il presidente della Repubblica, letteralmente livido di fronte ai suoi exploit. Napolitano sempre più ci sembra preda di una ira fredda e tuttavia capace di restare diritto con tenacia, non vedendo l'ora che l'incubo finisca. Eppure era, tuttora è, così ovvio: di tre forze una non ci vuol stare, dunque tocca alle due restanti trovare il minimo comune denominatore. Poi si torna a votare ma intanto si fa l'indispensabile. Ma Bersani considera queste esigenze del tutto secondarie e pensa anche di poter tornare in campo. Poi questa fastidiosa arroganza dei vertici grillini, le loro sgrammaticature mentali, l'ottusità di posizioni che tendono semplicemente a negare la natura della democrazia rappresentativa invocando una via di mezzo fra i consigli di cittadini e una democrazia immaginaria che si dovrebbe muovere solo sul web, sempre più lontana dalla vita reale e sempre più vicina al clima delle sette, dei culti con guru annesso. E ancora: lo spettacolo indegno del governo alle prese con la crisi dei due marò, con un ambasciatore ministro che litiga con un professore primo ministro, e che si trova in conflitto con un generale anche lui ministro. Il governo Monti si trascina perdendo pezzi e dignità ed è uno spettacolo penoso se si considera che quel governo è nato pretendendo di avere uno stile così britannico, così straniero, così non italiano da far tirare un sospiro di sollievo in Europa e nel mondo che considerava Berlusconi eccessivamente italiano per i suoi gusti. Ora questo governo che si esprime attraverso toni dottorali, professorali, francamente supponenti, è riuscito a far dire al suo primo ministro che non vede l'ora di chiudere l'infelice esperienza e andarsene. Monti finge di aver accettato l'incarico come una inattesa e pesante croce, dimenticando di essere prima stato assunto al cielo dei senatori a vita con prassi mai vista prima nella Repubblica. E ancora: i pesi massimi della magistratura antimafia, come lottatori di sumo, si guardano in cagnesco e si menano botte da orbi trasformando le televisioni in un proscenio inappropriato, mai visto. E poi altre meraviglie. Ecco a voi un celebre e stagionato cantante e cantautore divenuto assessore che, tanto per seguire la corrente generale, insulta l'intero Parlamento appena eletto, per sostenere poi che stava pensando al Parlamento precedente. L'assessore sguaiato e torvo viene licenziato e il presidente regionale che lo caccia, per buon peso licenzia anche un assessore che di mestiere fa il fisico a Ginevra, accusandolo di assenteismo. Geniale. E si potrebbe continuare.
Anzi, si continuerà giorno per giorno e terremo un mesto diario delle sconcezze, delle follie, arroganze, miserie senza alcuna nobiltà, mentre il Paese tutto aspetta, comunque abbia votato: aspetta un governo che rimetta la minestra in tavola. Ma la nuovissima, sfolgorante classe politica, ha altro da fare, portando l'Italia al default politico, prima di quello economico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.