Politica

La Sicilia sull'orlo del fallimento si compra una compagnia aerea

Colpo di coda del governatore dimissionario in piena campagna elettorale. Lombardo vuole far entrare la Regione nella nuova società che rileva Windjet

La Regione siciliana, sotto la sua guida, ha toccato il minimo storico. E infatti il rischio default, quantificato in circa 5,2 miliardi («crisi di liquidità per i mancati trasferimenti statali», ha sempre minimizzato lui, anche quando il premier Monti, a luglio, lo ha convocato preoccupato a Palazzo Chigi) è stato uno dei motivi, insieme ai guai giudiziari, che lo hanno costretto alle dimissioni. Eppure Raffaele Lombardo, governatore uscente di Sicilia, non ricandidato ma deus ex machina di alleanze e strategie in vista delle elezioni che, il prossimo 28 ottobre, decideranno chi sarà il suo successore (e in cui c'è in pista suo figlio come aspirante deputato regionale), pensa in grande, anzi in grandissimo. E con buona pace del senso di opportunità, che prescriverebbe si occupasse solo di ordinaria amministrazione visto che manca un mese scarso al voto, ha avuto un'ideona: far diventare la Sicilia azionista di un vettore aereo. Il quasi ex presidente Mpa ha infatti dato mandato all'Irfis-FinSicilia, la società finanziaria di cui la stessa Regione è azionista unico, di verificare la possibilità di ingresso nel capitale sociale di Aero Linee Siciliane, la nuova compagnia che sta per nascere dalle ceneri di Windjet e che ha annunciato il ritorno al decollo il prossimo 5 dicembre.
Una Regione che ha schivato la bancarotta (sinora) per il rotto della cuffia e una compagnia aerea, Windjet, che nel crac è precipitata nel pieno delle ferie estive, con migliaia di passeggeri lasciati a terra a Ferragosto, per non parlare dei lavoratori finiti in cassa integrazione. Un governatore catanese dimissionario e un vettore aereo siciliano, con un presidente, Nino Pulvirenti, che è anche il presidente del Catania calcio, la squadra della città del governatore medesimo. Può funzionare un'accoppiata così? E la new.co Aereo Linee Siciliane, che sta per nascere (Pulvirenti ha annunciato che verserà a giorni la maggioranza del capitale sociale, e l'Enac è pronta a restituire alla compagnia i diritti di traffico temporaneamente sospesi), quali garanzie di solidità può avere vista la non rosea - per usare un eufemismo - situazione finanziaria del potenziale socio di minoranza? Certo, Irfis-FinSicilia (l'acronimo Irfis sta per Istituto regionale per il finanziamento delle industrie in Sicilia, ndr) non rappresenta il governatore o la Regione direttamente. Si tratta infatti, come si legge sul sito internet, di una «società finanziaria specializzata nel credito agevolato e nella erogazione di Fondi regionali» a sostegno dell'economia dell'Isola. Una finanziaria che ha tra le mission quella di «gestire, secondo gli indirizzi programmatici della giunta regionale, fondi destinati all'acquisizione e gestione di partecipazioni minoritarie al capitale di società ed enti». Ma è proprio qui il nodo, soprattutto di opportunità politica. Una giunta dimissionaria qual è quella siciliana, a 28 giorni dal voto, può intestarsi in campagna elettorale una simile operazione?
L'ormai quasi ex governatore Lombardo fa spallucce: «Stiamo cercando di evitare – dice – che vi sia il monopolio del trasporto aereo per quanto riguarda la Windjet e abbiamo affidato, com'era giusto che fosse, all'Irfis il mandato di valutare la possibilità di entrare con un contributo nel capitale della compagnia. È un contributo dato ai siciliani che, anziché pagare 450 euro per andare e tornare, magari in giornata, da Roma, potranno farlo con 100 euro tutto compreso. È una scelta fatta per poter viaggiare, per poter far venire turisti, per non soffocare la nostra autonomia». E aggiunge, al quotidiano catanese La Sicilia che della new.co che nasce dalle ceneri di Windjet ha anticipato i nuovi colori sociali (bianco, rosso e azzurro, con una «W» stilizzata sulla coda): «Il governo della Regione attribuisce alta priorità al trasporto e in particolare al trasporto aereo». Già, appunto, il governo della Regione.

Quel governo che, a strettissimo giro, non sarà più suo.

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