Rimandate. Le sigarette elettroniche non superano indenni l'esame del Consiglio superiore di sanità. Per ora non saranno bandite dai locali pubblici come ha fatto la Francia, ma l'orientamento è chiaro: considerarle non troppo diverse dalle «bionde» vere. Per ora saranno vietate ai minori, bandite nelle scuole e sconsigliate alle donne in gravidanza, se il ministero accoglierà i consigli dell'organismo. Gli esperti suggeriscono anche limiti alla pubblicità e per le ricariche l'obbligo di chiusure di sicurezza a prova di bambino.
Già, perché, secondo il Consiglio, fumare la sigaretta elettronica è pur sempre fumare e non sono ancora chiari gli effetti delle e-cig sull'organismo. Il parere autorevole ma non vincolante, è stato trasmesso al ministro della Salute Beatrice Lorenzin che dovrebbe metterlo nero su bianco e trasformarlo in decreto legge. Ma c'è da scommettere che non passerà molto tempo prima che gli «svapatori» siano banditi come i loro cugini fumatori da ogni luogo di aggregazione come ha fatto in Francia Marisol Touraine, ministro degli Affari sociali e Salute, che ha annunciato il divieto in bar e ristoranti e, in tutti i casi, ai minorenni. Il ministro ha preso alla lettera uno studio del pneumologo Bertrand Dautzenberg che consiglia di vietare il consumo delle e-cig nei luoghi pubblici e l'istituzione di un sistema di autorizzazioni per la vendita.
È vero che l'e-cig può aiutare a smettere di fumare ma, secondo l'esperto, non è sana al 100% e il suo libero uso potrebbe incitare al consumo. L'obiettivo finale è dunque quello di assimilare le e-cig al tabacco tradizionale, limitando anche la promozione pubblicitaria. Una linea durissima che sembra pienamente condivisa, oltre che dal Css, anche dall'Agenzia italiana del Farmaco e da Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri. L'esperto sostiene che attualmente «non ci sono dati controllati con test scientifici adeguati che permettano di stabilire se la sigaretta elettronica sia in grado, in quale misura e per quanto tempo, di disintossicare dall'abuso del tabacco». Dunque, per il farmacologo, serve «una regolamentazione più rigida anche in Italia perché non si sa con certezza quanta nicotina viene aspirata con la sigaretta elettronica». In aggiunta esiste l'importante fattore imitativo. «È allarmante che molti giovani inizino a fumare proprio con le sigarette elettroniche, come se fosse un accessorio di tendenza - spiega Garattini - rischiando di diventare dipendenti dal tabacco senza aver di fatto mai fumato una sigaretta vera». E in effetti le e-cig hanno già sfondato sul mercato. Ben 500.00 fumatori sono passati abitualmente alla e-cig, spesso abbinandola a quella tradizionale. Piacciono, soprattutto a giovani e giovanissimi, anche perché si pensa che le sigarette elettroniche facciano meno male e possano essere utili a smettere con le «bionde» tradizionali. Nella fascia d'età 15-24 anni, infatti, la prevalenza dei consumatori di e-cig è più del doppio rispetto ai consumatori di sigarette tradizionali. Ma solo il 10% di chi è passato alla e-cig (in genere da non più di qualche mese) ha effettivamente detto addio alle «bionde».
Sei su dieci tra i consumatori abituali, invece, stanno riducendo (chi poco, chi drasticamente) il fumo delle sigarette tradizionali mentre c'è uno zoccolo duro, circa il 22%, che non ha cambiato le sue abitudini rispetto alle bionde e fuma le une e le altre. Indifferente alle battaglie normative, il fumo continua a mietere vittime.
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